Eh, non lo so, ci devo riflettere. Mi è piaciuto sto libro? No? Ora ci penzo. Intanto posso dire che la storia è avviluppante, i personaggi intriganti, il narratore narra fluido, lo scenario affascinante e molto attuale, nonostante sia stato scritto nel 1930. Il narratore, anonimo ragazzo dipendente di una anonima società della provincia di Londra, un bel giorno legge un annuncio sul giornale, un certo Mr. Scrivener cerca un segret…ario, lui risponde e viene assunto, e in tal modo coglie al volo l’opportunità di cambiare la sua anonima, squallidina, tristanzuola e solinga vita. Va ad abitare a Londra, ma Mr. Scrivener è partito lasciandogli scritti i suoi compiti, arrivederci, grazie, ci vedremo quando torno. Ma passano i mesi e lui non torna. Dov’è Mr. Scrivener? Quando torna? Ma soprattutto chi è Mr. Scrivener? Ed ecci che si dipana una vicenda in cui si inseriscono tutta na serie di conoscenti del Mr., che divengono amici della voce narrante e che, chi per un motivo, chi per un altro, cercano di capire chi sia davvero Mr. Scrivener. Un po’ misterioso, un po’ criptico cosa ci vuole dire sto libro? Criticare la società, le convenzioni, la mancanza di sogni, la sovrabbondanza di sogni, la futilità della vita, il vuoto nei rapporti personali, la troppa/poca considerazione che abbiamo di noi stessi, l’egoismo, l’inutilità della ricerca di una strada perché quando la si trova poi alla fine si scopre che non c’è uscita? Ci devo riflettere. Ma anche no, vedremo.
“In teoria è facilissimo trionfare su tutte le tentazioni. Ci diciamo: se fossi ricco non farei alcuna delle stupidaggini che fanno i ricchi, e non cadrei nei loro vizi. E ci crediamo, e ci sentiamo virtuosi. Lo stesso accade per i successi mondani. Siamo convinti che, se solo toccasse a noi, sapremmo dimostrare che non ci montiamo la testa e non ci renderemmo colpevoli delle stravaganze e della vanagloria di coloro che il mondo incorona. Ne siamo assolutamente sicuri. Ci gonfiamo come pavoni al pensiero della nostra umiltà. E, in effetti, siamo stupiti che la provvidenza non ci abbia ancora sistemati, noi che siamo tanto adatti agli onori del mondo, ai posti più alti. Come può essere che l’Onnisciente non abbia notato qualcosa di tanto evidente?”
Lazzìa
