Lo scorso fine settimana sono stata a Napoli, ospite di una amica. Quando mi ha portata nel Duomo e io, ispirata dal luogo, ho espresso la voglia immediata di leggere «uno di quei Bei Romanzoni Storici ambientato a Napoli», mi ha consigliato Il resto di niente.
Ieri sera lo ho iniziato e (al netto del fatto che ero proprio cotta e sono crollata dopo dieci pagine) la cifra distintiva che mi ha già colpito è la densità di vocabolario, la sintesi e la precisione delle parole scelte che in dieci pagine senza nulla di inessenziale danno un ritratto già vividissimo della protagonista, delle persone che le stanno intorno e soprattutto dei luoghi. È una qualità di scrittura rara che non trovavo da tanto tempo e che, proprio in virtù di questa sua densità e specificità, richiede anche un certo sforzo digestivo ma ne vale tutta la pena.
E non siamo ancora a Napoli.
marta giani
Il resto di niente è un romanzo storico italiano di Enzo Striano, pubblicato per la prima volta nel 1986, nel quale viene raccontata la vita di Eleonora de Fonseca Pimentel sullo sfondo della rivoluzione napoletana del 1799. Portoghese di origine ma napoletana d’adozione, Eleonora de Fonseca Pimentel fu poetessa, scrittrice e una delle prime donne giornaliste in Europa. Amica di intellettuali e rivoluzionari, da Vincenzo Cuoco a Guglielmo Pepe, ebbe un ruolo di primo piano negli sfortunati moti partenopei del 1799. Il resto di niente indaga con straordinaria forza evocativa e con rigore da storico la sua parabola di donna e di rivoluzionaria: l’impegno politico, ma anche il matrimonio infelice, la scomparsa prematura dell’unico figlio, gli amori di gioventù e quelli della maturità, la fede, l’amicizia, le passioni, fino alla tragica fine. A far da sfondo all’incredibile avventura intellettuale di Eleonora c’è un’intera città, la Napoli di fine Settecento.
