Francis Scott Fitzgerald – Tenera è la notte

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Arrivo al traguardo del trentesimo libro dell’anno con Fitzgerald. Se devo essere sincera, ho acquistato Tenera è la notte perché la protagonista femminile ha lo stesso nome della mia amatissima gatta, non per la trama descritta in quarta di copertina, ma devo dire che il libro mi è piaciuto abbastanza! La giovane Rosemary, attricetta in vacanza in Francia, frequenta un gruppo di ricconi americani, tra i quali i coniugi Diver. La giovane, inesperta e un po’ sciocchina, finisce non solo di innamorarsi del Sig. Diver (non svelo nulla di eclatante, l’amore scoppia nelle prime 30 pagine) ma rimane anche affascinata dal mondo di facciata di questi ricconi e poi scottata (perché è tutto un mondo di illusioni fatto di corruzione e volgarità). Rosemary crescerà e imparerà, mentre diversa evoluzione avrà la vicenda del Sig. Diver di cui ovviamente non posso parlare, pena spoileraggio!

“Si scrive di cicatrici guarite, un parallelo comodo della patologia della pelle, ma non esiste una cosa simile nella vita di un individuo.
Vi sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma sempre ferite.
I segni della sofferenza sono confrontabili piuttosto con la perdita di un dito o della vista di un occhio.
Possiamo non perderli neanche per un minuto all’anno, ma se li perdessimo non ci sarebbe niente da fare.”

Ivana Vignato

Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte

“A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere”

tenera è la notte

Non posso parlare di Fitzgerald. Non posso parlare dell’eleganza, della raffinatezza di questa scrittura. Non ne so abbastanza. Non sono abbastanza preparata per permettermi anche solo un fiato. Non ho letto tutto. Non ho letto abbastanza. Dopo Il grande Gatsby, che mi aveva letteralmente catturata e incantata, sono arrivata qui. Mi piace esserci arrivata in primavera e non quando i colori stemperano nell’arancio. Mi piace averlo letto mentre le giornate si allungano, mentre il tempo si adagia su un mucchietto di tempo rubato alla matematica del tempo perché la luce duri un poco di più. Mi piace aver letto il romanzo, i suoi tre libri, prima di saperne qualcosa. L’ho assaporato come si assaporano le novità, le rinascite, le promesse, prima che possano essere disattese, prima che per qualcuno qualcuno le mantenga meglio che per noi. Sono felice di aver incontrato Dick, di averne intuito i legami con la mano di chi tesseva le fila della sua storia prima di sapere che la sua anima ne conteneva due. Mi piace aver conosciuto Nicole, aver divorato il libro che ci restituisce i colori primari della sua testa, del suo corpo perfetto, delle sue energie carnivore, delle sue galere, del suo paradisiaco purgatorio. Valeva la pena incontrarli, stare a guardare, sentire, tremarci sopra, sorridere e farlo anche amaramente. È valsa la pena la musica, quella che riempie le pagine e che non è la mia, ma la loro, che resta la loro, ma ti rapisce, ti veste con gli abiti adatti per entrare alla loro festa e non provare vergogna, la vergogna di non essere di quel tempo e di quello spazio, di non poter annusare quel profumo, potendolo solo e malamente intuire. È valsa la pena intuire il sogno e sentirne chiaramente il frantumarsi, sino a benedire l’intatta memoria restituita dal poi delle anime circa la grandezza di quel sogno. Non posso parlare di Fitzgerald, del cosa riesce a fare con le parole, con le sue fotografie di lemmi. Non posso dire altro se non che c’è modo e modo di dire le cose, anche le meno opportune, e questo io l’ho trovato un modo straordinario. Lascio qui un grazie e basta. E appendo alla lavagna delle cose da ricordare una cartolina in bianco nero che ritrae un uomo di spalle, sapendo che il senso della cartolina è dove si perde il suo sguardo e quanta voce può avere un orizzonte di maree.

Il libro è uscito nel 1934. La storia? Dick Diver è uno psichiatra americano che ha abbandonato la professione per stabilirsi in Francia, in un mondo di ricconi sfaccendati e celebrità internazionali, grazie ai soldi della moglie Nicole, una sua ex paziente. È convinto di essere soddisfatto, almeno fino a quando, a rompere l’equilibrio precario della sua esistenza dorata, non giunge Rosemary, una giovane promessa di Hollywood in vacanza con la madre in Costa Azzurra. [Considerata l’opera piú ambiziosa di Fitzgerald, Tenera è la notte è quasi un testamento spirituale, che riesce a coniugare la storia di un amore esigente e crudele, vissuto come un peccato capitale, con la denuncia della seduzione del denaro, testimoniando il naufragio di un’intera generazione.]

Rob Pulce Molteni