Allora sapendo che vi ero mancato eccomi qua.
In realtà il motivo principale per cui non avevo più parlato dei libri letti (sono a 8 in 4 mesi un record personale) è che avevo finito gli omini lego da accoppiare alla foto della copertina e ho quindi dovuto aspettare il nuovo acquisto della Ecto-1 (Se tutto va bene dovrei averne per altre tre recensioni).
Invece di partire dai libri arretrati son voluto partire dall’ultimo perché il Re non può mica mettersi in fila in sala d’aspetto.
Andiamo subito al nocciolo della questione: questo libro l’ho finito in due giorni e non ha fatto altro che riconfermarmi che se anche King scrivesse di ricette vegane mi terrebbe incollato alle pagine.
Non voglio tediarvi più del dovuto ma leggendo questo libro ho capito che la cosa che adoro di più del buon Stephen è che innanzitutto riesce sempre a creare dei personaggi convincenti. E quando dico convincenti intendo che man mano che leggi della loro vita ti sembra che diventino parte della tua, man mano che vai avanti con le pagine ti sembra di crescere insieme a loro e condividere le loro stesse paure, speranze, sogni, sconfitte e vittorie.
Quanto detto vale anche per i luoghi e le epoche storiche in cui sono ambientati i romanzi (ormai Castle Rock, Derry e il Maine li considero quasi come seconde case).
Anche in questo caso quando Jamie ritorna da adulto sui luoghi della sua infanzia mi sembra di provare un po’ lo stesso magone che può prenderti quando tu stesso ti ritrovi a percorre vecchie strade che ti appartenevano e vieni assalito dai ricordi e dalle sensazioni che ti legavano a quei posti.
Questa è una cosa che mi è sempre sembrata inspiegabile e non mi succede con nessun altro autore.
Visto che quanto detto per me rimane la cosa fondamentale, la storia in se nei libri di King riveste un piano secondario. Per me è solo una scusa per scoprire nuovi personaggi che per un periodo più o meno breve diventeranno parte della tua vita.
In questo caso la vicenda in sé non l’ho ritenuta né un capolavoro (come ultimamente è stato 22/11/’63) né una sòla (come ultimamente è stato Doctor Sleep) ma una buona storia con un finale che mi ha lasciato con il giudizio parecchio in sospeso; e credo che questa sia una buona cosa.
Citazione della vita: “Aveva appena un anno ma le sarebbe piaciuto che mi fossi trattenuto. E’ così che sai di essere a casa, mi dissi, anche se abiti all’altro capo del mondo e manchi da secoli.
Casa è quel posto dove vorrebbero sempre che ti fermassi un po’ di più”.
Filippo Nardelli



