Elena Ferrante, L’amica geniale

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Alla fine ce l’ho fatta: ho imbroccato il libro giusto per iniziare la quadriglia!
E caspita, m’è pure piaciuto.
Non è eccezionale, non direi, però l’ho letto molto volentieri e devo ammettere che ha ragione la quarta di copertina quando dice che si fa fatica a staccarsi dalla lettura, a non arrivare in fondo di filato.

La storia ormai è nota: due ragazzine, la loro vita, un’amicizia strana, intensa ma stortignaccola, sempre ondeggiante come una bilancia che non si riesca mai a portare in pari. Un viaggio che parte alle elementari e arriva fino alla misteriosa sparizione di una delle due, quando ormai hanno entrambe superato la soglia dei sessanta.
Il primo libro ci racconta infanzia e prima adolescenza in una Napoli che non conosco geograficamente, socialmente e temporalmente, ma che mi è parsa vivida e comprensibile in modo quasi spaventoso.

Altro per ora non dico: non so dove vada a parare l’autrice, mi sa che mi toccano i capitoli mancanti (capa, vado e compro eh Emoticon wink ) e poi magari do un feedback un attimino più di respiro.

Epperò, dovendolo consigliare, sìsì mi sento in animo di farlo certamente

Sara De Paoli

Carlo Mars: Io più o meno credo di aver provato simili sensazioni. Un libro preceduto da un mitologico passaparola, di cui tutti han parlato in toni entusiastici, ma che io non ho letto con lo stesso trasporto, la stessa passione. Per me ottimamente scritto e descritto, ma non il capolavoro che moltissimi han declamato. Questione di gusti, come sempre.

L’amore molesto, Elena Ferrante

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Cassius, go sbajà libro! (de novo)
Volevo iniziare la quadrilogia (si dirà così?! la quadriglia? il quartetto?) della Ferrante, chiunque essa sia, ma ho cannato titulo e son partita con L’Amore Molesto, che non c’entra na cippalippa.

Qualcuno l’ha letto?
Io non ne sono stata particolarmente colpita. Un po’ farraginoso, un po’ confuso, mi tratteggia meglio il personaggio della madre morta (nessuno spoiler, è la premessa nonché la prima riga del romanzo) che la protagonista stessa.

È che, nella ricerca a tratti immotivata a tratti vitale (un po’ gliene frega nulla, un po’ ne è febbrilmente ossessionata) delle ragioni del suicidio della genitrice, la protagonista mi è sempre sembrata restare su un livello superficiale, come si lasciasse vivere e sbatacchiare tra gli eventi del romanzo senza volontà propria.
Funzionale e voluto? Tutto per dare maggior risalto alla vera protagonista, che è la madre?

Sarà che la critica lo presenta come un thriller dal finale scioccante (scioccante? M’è parso telefonato e costruito in modo frettoloso e quasi infastidito), che ti incolla alle sue pagine (ettecredo, sono poco più di 100, dove vuoi andare nel frattempo?) e ti mozza il fiato.
Ecco, io la devo piantare con le aspettative.

Sara de Paoli