«Io volevo scrivere un libro su tutto». Ed effettivamente in Eccomi c’è tutto: c’è l’amore e c’è il tradimento, c’è la fede e c’è il disincanto, c’è la paura e c’è il coraggio, c’è l’umanità e c’è la tecnologia, c’è l’umorismo e c’è la tragedia, c’è la saggezza e c’è la mediocrità.
Foer sa scrivere da dio. E lui lo sa e si piace. 700 e rotte pagine di dialoghi interminabili tra i componenti di una famiglia in crisi. Sullo sfondo una futuribile invasione di Isdraele reso debole da un pauroso terremoto. E’ un immane affresco in cui l’autore dipinge nevrosi, idiosincrasie, meschinità e paure della middle class americana, la borghesia bianca, colta, di origine ebraica, newyorchese, la classe culturalmente dominante negli Stati Uniti. E’ che io dei figli che ragionano e parlano in quel modo proprio non li vorrei. Mi fanno orrore. Il Nostro dà l’impressione di essersi fatto prendere la mano nel tentativo di scrivere l’opera definitiva. Sarà che prima di questo avevo letto uno dei rari Fante che mancavano all’appello e che sanno prenderti a schiaffoni in maniera formidabile e priva di fronzoli. Voto 5 di stima (a Foer). Insomma per raccontare tutto, forse non si deve raccontare proprio “tutto”.
Pier