I tempi non sono mai così cattivi – Andre Dubus #recensione #andredubus

“Il mistero si conclude, siamo due uomini che parlano, come due uomini qualsiasi una mattina in America, di baseball, incidenti aerei, presidenti, governatori, omicidi, del sole e delle nuvole. Poi raggiungo il cavallo e cavalco di nuovo verso la vita che la gente vede, quella in cui mi muovo e parlo, e che per la maggior parte dei giorni amo”.

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Nove racconti dalla potenza comunicativa straordinaria. Incontrarne i protagonisti è un’esperienza tenera e violenta insieme. Lascia senza pelle l’umanità di certa disperazione, la sfacciata saggezza che riaffiora dall’errore, dagli orrori. Dolore e amore convivono in corpi fragilissimi, ma che, inconsapevoli, covano la durezza del diamante. Sono polaroid di quotidianità quelle incorniciate da una scrittura perfetta e curatissima, che dilania ed accudisce; attimi fermati a fare da bandolo a amanti, ladri, figli e padri, gomitoli di ossigeno e carne che, colpevoli innocenti, assassinano il tempo sino a farne vita.
Incontrare Anna, Leslie, Luke, Jackie e suo padre, è catartico; è, come ottimamente scritto nella lettera a uno scrittore di Dubus (citata dal traduttore nel brano che chiude il libro), “aprire l’anima alla magnificenza a volte devastante della vita”.
Storia di un padre è uno dei racconti più belli che abbia mai letto. Lo infilo fra le stesse due costole che proteggono Cattedrale di Carver e Solomon Silverfish di Wallace.
Credo di aver appena iniziato una nuova, stupefacente storia d’amore.

Rob Pulce Molteni

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