Traduzione di Alessandra Montrucchio
«Peter Flood ha otto anni, indossa scarpe da ginnastica e un giubbotto troppo leggero per il freddo e il vento. Si veste da solo ormai, sua madre è sempre stanca…
Certe cose le coglie senza accorgersene.
Vede gli sguardi sfuggenti tra suo padre e sua madre, i loro gesti al limite del panico.
È come se fossero legati mani e piedi, impossibilitati a muoversi, un istante combattivi e l’istante dopo inermi.
Del tutto incapaci di toccarsi.
E incapaci di toccare lui.
È questo che vorrebbe ora, essere toccato».
Ambientato in America (Philadelphia) tra il 1961 e il 1986, Amore fraterno, contrariamente al titolo, tratta prevalentemente di sentimenti di vendetta, invidie tra famigliari e desideri di potere e di rivalsa. Un libro crudo e spietato, che ha come sfondo le guerre tra sindacati, le rivalità e le ritorsioni tra “bande” degli affiliati italiani contro quelle irlandesi. Nei primi anni sessanta, Peter Flood è un ragazzino che cresce nel ferro e nel fuoco, sotto il giogo di un padre violento legato ad un clan della mafia irlandese. Un terribile incidente nel quale la sorellina di Peter perde la vita dà il via a una tragica catena di conseguenze, e il bambino si ritrova orfano di padre a vivere con lo zio Philip, coinvolto in prima persona nell’omicidio del fratello, e con il cugino, Michael.
I due cugini crescono come fratelli, ma non potrebbero essere più diversi, e si frequentano dall’infanzia fino alla loro morte: Peter e Michael sono legati da un vissuto comune, ma hanno due personalità contrapposte, riservato e chiuso l’uno e codardo e capriccioso l’altro. Entrambi però vanno incontro al loro destino, quasi supinamente fino alla fine, legati mani e piedi al loro ambiente come dei personaggi del verismo italiano.
Lo stile è asciutto e essenziale, ricco di dialoghi e di scene che cambiano rapidamente e che trasmettono un senso di tristezza, di solitudine profonda e di impotenza nei confronti del destino.
Silvia Loi