Il profumo – Patrick Suskind #PatrickSuskind

«Un raffinato congegno generatore di sorprese, d’incantesimi, di crudeltà, di orrori e di sogni, perfettamente autonomo, sontuosamente letterario» – Corriere della Sera

Jean-Baptiste Grenouille nasce nella Parigi del Settecento, nel luogo più mefitico della capitale: il Cimitero degli Innocenti. Orfano, brutto, apparentemente insensibile, ha una caratteristica inquietante: in una società non ancora asettica come quella contemporanea e impregnata di mille effluvi e miasmi, non emana alcun odore. È però dotato di un olfatto unico al mondo, e il suo sogno è quello di dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l’amore in chiunque lo fiuti. Per realizzarlo è pronto a tutto…

Cosa mi ha colpito di più di questo romanzo? La quasi completa assenza del discorso diretto. E cosa mi ha meravigliato di più? Il fatto che non mi abbia dato il benché minimo fastidio. Considerando che sono una da: “Voglio il discorso diretto assolutamente”, la situazione mi ha stranito.

Il romanzo scorre (soprattutto la prima e l’ultima parte), con un po’ di rallentamento (giusto un minimo) nella parte centrale, ma la storia prende, coinvolge e spinge a chiedersi come finirà.

Sara Urbano

di Patrick Süskind (Autore) Giovanna Agabio (Traduttore)

TEA, 2021

“Parigi, 1783. Nel luogo più puzzolente della città nasce Jean-Baptiste Grenouille, un bambino che non emana alcun odore. La madre tenta di ucciderlo, ma viene scoperta e per questo condannata a morte. Inizia così il percorso di Jean-Baptiste, un essere gracile e sgraziato che viene rifiutato da tutti. Crescendo si rende conto che l’unico modo per conoscere il mondo è annusarlo. Il suo olfatto straordinario gli consente di cogliere i profumi di cose e persone, distinguerli con nettezza e conservarli nella memoria. Cosa potrà farsene di questo potere, una persona che non ha nessuno al mondo? Grenouille si pone l’obiettivo di creare per sé il profumo migliore mai esistito, ma per farlo deve assorbire l’odore di giovani fanciulle… Una storia che unisce elementi fantastici alla descrizione della Francia del XVIII secolo, ancora disposta a cedere a capricci e superstizioni. Il percorso di Jean-Baptiste è pieno di accadimenti fuori dall’ordinario dai quali, in un modo o nell’altro, egli riesce a trarre qualche vantaggio. Non vediamo il mondo con gli occhi del protagonista, ma lo sentiamo tramite il suo naso. Una storia che ci invita ad affinare più sensi e a rivivere la magia e le superstizioni di un tempo, con tutti i loro orrori.”

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Mattatoio n. 5 – Kurt Vonnegut #Vonnegut #guerra

I bei libri, quelli belli per davvero, hanno un messaggio così universale che sembrano sempre appena scritti. A prescindere dal linguaggio più o meno desueto e da chi li ha scritti. I bei libri, certi bei libri, parlano sempre la stessa lingua.

“E’ così breve, confuso e stonato, caro Sam, perché non c’è nulla di intelligente da dire su un massacro. Si suppone che tutti siano morti, e non abbiano più niente da dire o da pretendere. Dopo un massacro tutto dovrebbe tacere, e infatti tutto tace, sempre, tranne gli uccelli. E gli uccelli cosa dicono? Tutto quello che c’è da dire su un massacro, cose come “Puu-tii-uiit?”

Ho detto ai miei figli che non devono, in nessuna circostanza, partecipare a un massacro, e che le notizie di massacri compiuti tra i nemici non devono riempirli di soddisfazione o di gioia. Ho anche detto loro di non lavorare per società che fabbricano congegni in grado di provocare massacri, e di esprimere il loro disprezzo per chi pensa che congegni del genere siano necessari.”

Marta Gi