Io non ricordo – Stefan Merrill Block

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C’era una volta Seth, ragazzino assai intelligente, immaginifico e solitario, alle prese con la malattia di sua madre.
C’era una volta Abel, vecchio deforme e disperato, alle prese con i suoi tormentosi, deliziosi, dolorosi ricordi.
Poi c’era una volta Isidora, una dorata terra leggendaria, senza memoria, dove ogni bisogno è esaudito e ogni tristezza è dimenticata.
In tutti questi piani del c’era una volta c’è questa storia, che ci racconta l’Alzheimer.
Ci pone domande a cui non sappiamo rispondere. Perché la memoria per noi che invecchiamo è sacra, è ciò che ci fonda, ciò che ci ha costruito così, nel bene e nel male, e ci ha insegnato e ci ha forgiato gli individui che siamo, quello che ci tiene saldi al suolo, le nostre radici, i nostri antenati, il fragrante profumo della pasticceria dove andavamo con nostro padre a comprare i dolci la domenica, quel dolce crepuscolo marino in cui giocavamo nella sabbia con nostro figlio piccolo. Cose così, semplici eppure complesse. La madre che si incazza se sente parlare di fascismo, il 25 aprile, il giorno in cui la copertina dell’Unità ci ha fatto gioire con il Vietnam, la voce di Allende dalla radio, la memoria personale che incrocia quella collettiva. La memoria a lungo termine che pare non interessare un granché le generazioni cucciole. La Storia che dovrebbe insegnarci tante cose, tra cui quella di non dimenticare.
Poi succede invece per alcuni che arriva la malattia e come Benjamin Button, si procede a ritroso, ci si scorda dove abbiamo messo una pentola, il nome di un cantante, le carte che abbiamo in mano e poi e poi. Il tragitto dalla camera da letto alla cucina, il nome dei nostri cari, chi siano quelle persone che abbiamo intorno.

“E giunse finalmente la morte di tutto ciò che la vita all’inizio porta:
La morte del parlare.
La morte del camminare.
La morte del controllo delle viscere.
La morte dello stare eretti.
La morte del nutrirsi da soli.
La morte del gattonare.
La morte del drizzarsi a sedere.
La morte del dormire di notte.
La morte del deglutire.
Quando giunse la morte definitiva, quella del battito del suo cuore, era già morto così tanto di lei che quella morte non fu diversa dalle altre, se non per il fatto di essere l’ultima.
Ma, alla fine, un modesto sollievo: dopo innumerevoli morti, dopo il rovesciamento totale di una vita, ciò che restava di mamma trovò finalmente riposo nel fragile cerchio di una bimba non ancora nata, con le ginocchia emaciate strette al petto. L’unica parola per lei in quel momento non era morta, ma ritornata.”

Il dissolversi della memoria elimina la memoria del dolore? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che “accanto a questo mondo ce n’è un altro. Vi sono punti in cui si può sconfinare”.

Io non ricordo – Stefan Merrill Block

Stefania Lazzìa

descrizione:

Seth Walzer vive ad Austin nel Texas. È un ragazzino, anzi più che un semplice ragazzino: è il perfetto esemplare dell’adolescente troppo intelligente segnato dall’acne, dal sarcasmo nei confronti del mondo e dal panico nei confronti di ogni sorta di contatto umano. Passa così il tempo a fantasticare su tutto e a perdersi nelle sue divagazioni al punto tale da sentirsi un «maestro del nulla».
Un giorno però la realtà irrompe improvvisa nella sua vita. A sua madre viene diagnosticata una rara forma di Alzheimer e Seth assiste impotente al suo inesorabile scivolare nell’oscuro regno dell’oblio. Lentamente la madre non ricorda più nulla, anche le cose più semplici della vita, e trascorre le sue giornate nella vaghezza piú assoluta, intrappolata fra il sonno e la veglia.
Il padre di Seth reagisce alla malattia della moglie nel modo peggiore possibile: si stordisce con massicce dosi giornaliere di gin e programmi televisivi.
Cosa può fare Seth a quel punto se non cercare di usare la sua straordinaria intelligenza, studiando quello strano e terribile male che si trasmette geneticamente e toglie il dono del ricordo?
Non sapendo quasi nulla della vita che la madre conduceva prima di conoscere suo padre, Seth si mette alla ricerca dei parenti perduti della donna, portatori del gene causa della sua malattia.
Centinaia di miglia più a nord, intanto, Abel Haggard, un vecchio che trascina sulle sue spalle ricurve il peso degli anni, degli amori perduti, dei suoi cari scomparsi, si aggira, smarrito, tra le rovine della sua fattoria alla periferia di Dallas.
Abel e Seth, il vecchio e il ragazzino, ignorano la reciproca esistenza, non sanno di essere legati da un duplice legame: la malattia che distrugge le memorie dei loro cari, e la «storia di Isidora», una magnifica fiaba narrata da sempre nelle loro famiglie, il racconto di un mondo fantastico libero dal dolore dei ricordi, di una terra senza memoria in cui nulla mai si possiede e nulla può perciò andare perduto.
Romanzo che annuncia sulla scena internazionale la nascita di un nuovo talento letterario, Io non ricordo è una di quelle rare opere capaci di fondere scienza, fiaba e narrazione in una scrittura splendida, attraversata da uno humour commovente e dalla forza dell’autenticità.