Libri che mi hanno rovinato la vita: e altri amori malinconici – Daria Bignardi #DariaBignardi #Einaudi

*Disfida 18: Un libro che bisogna aver sbirciato a qualcuno che lo leggeva sulla metro, sul bus, in sala d’aspetto o qua o là.

«Daria Bignardi si ferma a riflettere sulla scrittura — la sua, quella degli altri — e su come questa si impasti con il destino. A volte con coincidenze che sembrano magiche, più spesso perché nelle parole degli autori che amiamo troviamo quello che siamo: è un riconoscersi più che un presagio.» –

Giulia Zino, Il Corriere della Sera

Qualche giorno fa ho trovato in sala d’attesa una signora talmente presa nella lettura che non aveva sentito mentre la chiamavano. Al momento della consegna del suo esame, le ho chiesto quale fosse il libro, e mi ha mostrato l’ultimo di Daria Bignardi, autrice della quale non ho mai letto nulla. Il caso ha poi voluto che aprendo la libreria di Storytel, trovassi proprio questo libro in evidenza. E poiché le coincidenze non esistono, eccoci qua.

Ciascuno di noi, anche solo per un istante, ha conosciuto l’irresistibile forza di attrazione dell’abisso. Daria Bignardi sa metterla a nudo con sincerità e luminosa ironia, rivelando le contraddizioni della sua e della nostra esistenza, in cui tutto può salvarci e dannarci insieme, da nostra madre a un libro letto per caso. Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie – narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra. E scrive un inno all’incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. Un viaggio nel quale la vita si manifesta «furiosamente grande».

La Bignardi sceglie di raccontarsi attraverso i libri che ritiene l’abbiano maggiormente segnata. E così facendo scopre un filo che li collega tra loro e alle sue esperienze, soprattutto giovanili. Scopre anche peró che certi ricordi non corrispondono esattamente alla realtà, e anche questo ha un suo perché. Pochi in realtà i libri che vengono ritenuti fondamentali, di più gli autori o i brani, rimarcati nella lettura dalla seconda voce narrante. E questi libri o brani si è incuriositi tanto da volerli conoscere in prima persona. Una lettura, o meglio nel mio caso un ascolto, che è stato oltre che di stimolo a fare lo stesso esercizio della Bignardi, anche, in certi punti, come di auto-aiuto, anche se per motivi opposti. E di questa cosa sono la prima a stupirmi. Come mi ha stupito che questa lettura, iniziata per caso più che per curiosità, sia attualmente posizionata abbastanza in alto nella mia personale classifica.

Rosangela Usai

«Dopo aver letto Il demone meschino di Sologub, a tredici anni, presi della polvere dal Piccolo Chimico, uno dei miei giochi preferiti di bambina, la misi dentro un foglietto di carta velina piegato in quattro e me lo infilai nel portafoglio, per giocare alla droga. Mio padre la trovò qualche anno dopo e la fece analizzare. Distratto com’era, assente com’era, anziano com’era – sono nata che aveva quasi cinquant’anni – a suo modo cercava di tenermi d’occhio. Mia madre era cosí ansiosa che il solo pensiero che potessi cacciarmi nei guai la devastava, perciò lo rimuoveva. Mi proibiva tutto, che è come non proibire niente. Per lei – e quindi anche per me – non c’era scelta: dovevo essere irreprensibile e prudente, se no lei – come minimo – ne sarebbe morta. Diventai l’opposto».

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Barbara Pym – Amori non troppo corrisposti #barbarapym

pym

Sono riuscita a finire Amori non troppo corrisposti, di Barbara Pym, un’autrice fornita di una dolce carica ironica, attiva fino agli anni 60. La storia è molto sfumata, a raccontarla perde molto, perchè è il modo in cui è narrata ad essere interessante. I personaggi femminili della Pym sono sempre molto vicini al vero, soli, pieni di ansie e preoccupazioni per il futuro, alla ricerca di un affetto che li salvi da pasti solitari e vacanze in oscure pensioni di campagna. Gli uomini vengono dipinti spietatamente, nei loro incurabili difetti, ma rappresentano un mondo molto affascinante. Una signorina invece di vivere la sua vita, indaga sulla vita passata e presente di un direttore di rivista letteraria e dei suoi congiunti…senza immaginare che…insomma è un libro carino su di un piccolo mondo, osservato con grande acutezza, in cui anche un cavolfiore al gratin ha la sua importanza in quanto emblema di esistenza.

maria luisa stella

I film di Wes Anderson, la musica delle CocoRosie, le statue di Cattelan, i romanzi di Jane Austen, le commedie di Nora Ephron, le opere di Mozart, le poesie di Emily Dickinson… Calvino la chiamerebbe leggerezza, e direbbe che è l’arte sopraffina di unire malinconia e umorismo, creando “un velo di particelle minutissime di umori e sensazioni, un pulviscolo di atomi come tutto ciò che costituisce l’ultima sostanza della moltiplicità delle cose”.
Così sono i romanzi di Barbara Pym, e leggerli è un tale divertimento. Amori non molto corrisposti è un romanzo del 1961, ed è quindi l’ultimo dei suoi libri pubblicati prima della “grande crisi”. Per quindici anni infatti, fino al 1977 quando uscirà Quartetto in autunno (finalista al Man Booker prize) Barbara Pym ricevette solo rifiuti. Gli editori continuarono a considerarla una scrittrice poco moderna fin quando in un articolo sul supplemento letterario del Times il critico Lord Davil Cecil e il poeta Philip Larkin la definirono “la scrittrice più sottovalutata del XX secolo”, e la ruota della sua fortuna girò di nuovo.
Amori non molto corrisposti è la storia di una comunità composta da zitelle, letterati sbruffoni, giovani fanciulle spensierate e molti, moltissimi preti. Viola e Dulcie, le due protagoniste, si incontrano a un convegno, uno di quei convegni in cui gli ospiti dormono in un collegio, in stanze spoglie con brandine di ferro gemelle. L’avvenimento principale al quale i convegnisti sono chiamati ad assistere è la conferenza del professor Aylwin Forbes, dal titolo “Alcuni problemi di un direttore”, al quale sarebbe seguita quella della signorina Randall, su “Alcuni problemi nella stesura degli indici”. Ma il professor Forbes, dalla bionda testa leonina, il naso ben fatto e gli occhi scuri, durante il suo discorso, sviene.
Quasi tutto quello che accade in questo romanzo ha origine in un gesto goffo, una figuraccia, una frase sbagliata. È un continuo seppur minuscolo precipitare di eventi ridicoli. Dulcie, che sarebbe anche bella se si valorizzasse un po’, è reduce da un fidanzamento che si è spento da solo. Viola cerca solo qualcuno che la ami, Lauren è giovane e Paul, il fioraio, se ne innamora. La madre del professor Forbes ha un alberghetto un po’ fané, La casa dell’aquila, in un posto di mare, il señor Mac Bride-Pereira, brasiliano, è una persona simpatica. Tutti bevono grandi quantità di thè, e indossano scarpe inappropriate. Sembrano unidimensionali, ma sono solo inglesi, meravigliosamente inglesi.

elena stancanelli – D- Repubblica