Balzac e la piccola sarta cinese – Dai Sijie #recensione

 

Nella Cina dei primi anni settanta, il presidente Mao avviò un piano di rieducazione di tutti gli studenti universitari volto alla loro “conversione” intellettuale. Le Università furono chiuse e i figli dei borghesi, nemici del popolo, furono mandati in sperduti villaggi di montagna a lavorare con i contadini. Così i due ragazzi protagonisti del romanzo si incontrano; uno è capace di suonare il violino, e l’altro di raccontare storie.
Conosceranno presto la fatica e la miseria e solo per le loro attitudini artistiche riusciranno ad evitare qualche giornata di lavoro e ad allietare le serate silenziose e cupe di quei luoghi. Conosceranno la Piccola Sarta, natìa del luogo, e all’oscuro del fatto che ci fosse un mondo al di là del suo villaggio.
La loro vita cambierà radicalmente, anche se in maniera diversa per ognuno di loro, quando si impossessano del contenuto di una valigia segreta, nascosta da un rieducando, contenente libri di narrativa occidentali (Balzac, Hugo, Stendhal).
La lettura, specialmente se proibita e in giovane età, cambia le persone, le trasforma.
Ma, mentre per i due ragazzi sarà motivo di alleggerimento della vita reale e iniziazione all’amore, per la Piccola Sarta diventerà qualcosa che prepotentemente diverrà reale: la scelta di una vita diversa.

E’ un romanzo delicato con una prosa irresistibilmente fresca; l’autore, che ora vive in Francia racconta sicuramente qualcosa di autobiografico ma lo fa con lo sguardo che si ha a volte sul passato, leggero e al contempo capace di affondare nella innocenza poetica di ciò che rimane per sempre.
I temi sono tanti: la repressione storica, l’amicizia, l’amore ma sopratutto la letteratura con il suo potere di cambiare ed anche di salvare la vita.

Egle Spanò

DESCRIZIONE

La storia di questo libro racconta di come la lettura, grazie alla segreta malia di una misteriosa, preziosissima valigia di libri occidentali proibiti, riesca a sottrarre due ragazzi, colpevoli soltanto di essere figli di “sporchi borghesi”, a svariate torture e permetta anche a uno di loro di conquistare la “Piccola Sarta cinese”. Così, pur vivendo in mezzo agli orrori della rieducazione, i due ragazzi e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di qualche goccia magica di Balzac, che esiste un mondo fatto di pura, avventurosa bellezza.

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Un solo paradiso – Giorgio Fontana #recensione #GiorgioFontana @barbarafacciott

Se, come me, amate Milano alla follia (non solo nella settimana del Salone in centro ma negli inverni umidi e nelle periferie), non potete esimervi dal leggere Giorgio Fontana.
L’ho conosciuto alla presentazione del libro “Morte di un uomo felice”, e subito mi sono procurata questo “Un solo paradiso” che è una storia intensa e particolare, e come dice l’autore/narratore, che cosa puoi fare con una storia se non raccontarla?
Una storia d’amore e di vita, e sulla consistenza di sè.

Il libro prende le mosse da un gruppo di giovani amici che,”sotto un’esistenza che poteva apparire frenetica e superficiale”, sentivano “tutti una vibrazione comune. Una febbre che li divorava in segreto e che aveva molto a che fare con i tempi in cui erano cresciuti: tempi di cinismo e solitudine”. Uno di loro, Alessio aveva imparato a vivere coltivando una mediocrità esistenziale, un “dolceamaro contentarsi”. Sì, tutto regolare, fino a che non incontra Martina.

La città è protagonista del romanzo, importante tanto quanto Alessio e Martina che, a Milano si incontrano e qui cominciano la loro storia d’amore.
A lui (Alessio) era toccata in sorte questa condanna: ricordare il modo in cui la città si dispone a teatro, e ogni suo dettaglio – un piccione che becchetta la pozzanghera, l’insegna di una farmacia, l’odore resinoso dell’aria, la bandiera PACE avvizzita di quel davanzale- tutto perde identità e diviene schiavo di due persone soltanto”.
E ancora “amava il modo in cui Milano si lasciava plasmare dal percorso scelto, cambiando pelle dove tutti vedevano solo una coltre monotona di palazzi. Occorreva tenacia: quella città che tanto stancava i suoi amici, per lui custodiva sempre un margine di incanto che gli apparteneva, persino una sorta di mistero”.

L’amore tocca e sconvolge la vita di Alessio facendogli capire “il nuovo stato in cui è immerso – e no, non era uno stato: aveva più la forma di una preghiera, un desiderio indefinito che quella condizione continuasse… per la prima volta voleva assolutamente vivere, e per la prima volta di scoprì oscenamente mortale”.
In una notte d’amore, Alessio comprende così che il dolceamaro contentarsi è “un modo di corteggiare il nulla”. Sfiorando appena la superficie delle cose, sei al riparo da qualunque forma di distruzione.

Bene amici, mi fermo qui. Vi dico solo che se vi sentite oscenamente innamorati, scegliete un altro libro. Mettetevi al riparo perché si può sopravvivere a tanti inferni, ma non a un solo paradiso.
Baci e abbracci

Barbara Facciotto