La signora delle camelie – Alexandre Dumas figlio #alexandredumas

camelie

Ecco un bel classicone, che conoscevo solo di fama! Storia di un amore travagliato e travolgente tra Margherita, una bellissima “mantenuta”, la più bella di Parigi e Armando.
Mi è piaciuto molto, sebbene sia un racconto molto triste…!

“Si compiange il cieco che non ha mai visto i raggi del sole, il sordo che non ha mai udito gli accordi della natura, il muto che non ha mai potuto rendere la voce della sua anima e, per un falso pudore, non si ha quella cecità del cuore, di quella sordità dell’anima, di quel mutismo della coscienza che rendono folle un’infelice e, suo malgrado, la fanno incapace di vedere il bene e di parlare il puro linguaggio dell’amore e della fede.”

ivana vignato

Il libro parla della difficile e infelice storia d’amore tra Margherita, la cortigiana più bella di Parigi, e Armando Duval. La signora delle camelie (o La dama delle camelie) è romanzo di Alexandre Dumas figlio del 1848. Il romanzo ha ispirato numerose versioni cinematografiche, ed è inoltre la base per l’opera romantica La Traviata di Giuseppe Verdi. Dumas si ispirò ad un personaggio realmente esistito: Marie Duplessis, la cortigiana più famosa della Parigi di Luigi Filippo. Il vero nome di Marie era Alphonsine Plessis ed ebbe una vita analoga alla protagonista del romanzo, morendo anche lei giovanissima, appena ventitreenne, di tisi.

consiglio: “La ragazza delle camelie”, ediz. Einaudi, in cui viene narrata la sua vera storia. Davvero avvincente

Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas

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Ennò che non m’annoio, non m’annoio, io no che non m’annoio.
Perché quando necessito di qualcosa che mi porti via ma davvero, in altri mondi, in un viaggio periglioso ma fecondo, lungo come si conviene e ricco d’incontri e suggestioni, io non posso fare a meno di rivolgermi ai Signori Classiconi, mappazzate di pagine personaggi luoghi storie e so per certo che ne uscirò giuliva. Stavolta la scelta è caduta, dopo decenni, sul Conte, sull’Abate, su Sinbad, sul Lord. Me lo ricordavo poco ed è stato con piacere quasi nuovo di zecca che me lo sono goduto. E vabbè, non voglio fà la banalona, ma inzomma se sò classici ci sarà un perché. Anche io, come Sara amo le storie corpose, i fili che s’entrecciamo eppoi via via che procede la narrazione se snodeno pian pianino, amo la proliferazione dei personaggi e le descrizioni dei paesaggi, dei palazzi, del cibo, degli oggetti, dei protagonisti. Forse pecco di immaginazione, po esse. Trovo tuttavia un gusto prelibato nel figurarmi le robe descritte minuziosamente, dove nulla è tirato via ma accompagnato con precisione certosina. Mi sento satolla e soddisfatta, alla fine. Nessuna recriminazione, nessun rimpianto. Ho trovato ogni cosa. Eccoli, i Classici.
Nell’osare tuttavia un paragone inosabile, dirò che ciò che mi regalano i miei Russi è inarrivabile, attirandomi le ire funeste di molti sosterrò strenuamente che il padre Alexandre sia un cincinino troppo d’appendice, spingendomi oltre arriverò a dire che la vendetta è un sentimento che tenderei a rifuggere e aborrire, e che non sempre si nota una spessa e sostanziosa profondità di pensiero. Ma ciò soltanto per amor di paragone e di disputa, Classicone versus Classicone.
Dopodiché, GIU’ IL CAPPELLO.

Il conte di Montecristo – Alexandre Dumas

Lazzìa