Natalia la forza delle parole, Giuliana Racca

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Mi sono avvicinata a questo libro pensando semplicemente di sostenere un’autrice nata nella mia città. E’ una ragazza che di vista conosco, parecchio più giovane (sob) di me, che è nata in un paesone di 23.000 anime in cui un po’ tutti ci si conosce e quindi ho preso in mano il suo testo “La forza delle parole” con questo spirito addirittura un po’ di sufficienza, come un adulto che si appresta a leggere la tesi di laurea di un ragazzo più giovane. Leggendolo invece mi sono trovata a fare amicizia con Natalia Ginzburg. Il libro nè è infatti la biorafia, ma non la solita biografia tutta dati, è una biografia di emozioni. Giuliana Racca è riuscita a dare profondità al personaggio a trasmetterne le emozioni e le sensazioni pur senza cedere alla tentazione di romanzarne le vicende. Pur essendo un testo fortemente documentale è un libro caldo. L’autrice mi ha presa per mano è con lei ho conosciuto una Ginzburg bambina curiosa e pigra, una Natalia mamma e al contempo figlia, l’ho conosciuta moglie, amica, vedova, povera, ricca, vecchia. Con lei ho conosciuto Pavese, Pajetta, Foa, Calvino, Elsa Morante, con lei ho pianto la morte di Leone e ho stretto i denti per rifarmi una vita nonostante le scarpe rotte nella pioggia. Mi ha coinvolto questo libro e l’ho letto tutto d’un fiato restando sveglia per finirlo pur sapendo esattamente come sarebbe finito. Un’immagine mi è danzata nella mente per tutta la lettura ed è quella dello struzzo sul dorso dei libri di Einaudi. Giuliana scrive per la collana “donne toste” della casa editrice Effetà, ma inevitabilmete il suo libro è un continuo riferimento ai primi passi di Einaudi, casa editrice fondata da Giulio con Pavese e Leone Ginzburg. Mi sembra di sentire il rumore delle macchine da stampa, di partecipare agli incontri di quegli autori che così tanto mi hanno segnata negli anni del liceo. E’ un pezzo del mio PIemonte del quale sono totalmente fiera. Il Piemonte partigiano e anti fascista, il Piemonte letterario e colto, il Piemonte grigio fuori e, se scavi bene, caldo dentro. Spero di avervi invogliati a leggere questo libro e spero che quando lo avrete letto potrete confermare la mia recensione.

Agata Pagani

Natalia era una di quelle donne che chiunque vorrebbe incontrare almeno una volta nella vita. Figlia di Giuseppe Levi, celebre professore del futuro premio Nobel Rita Levi Montalcini, aveva sposato il carismatico Leone Ginzburg, uno tra i più importanti intellettuali degli anni ’30.
Molte donne avrebbero vissuto all’ombra di due simili giganti. Lei no. La sua forza interiore, l’intelligenza, la straordinaria capacità di coltivare le relazioni umane e gli affetti, a dispetto dell’aria burbera e severa con cui si presentava, l’hanno portata a essere scrittrice, editor, sceneggiatrice, mamma e poi nonna.
La sua storia si intreccia con quella della società italiana prima stretta nella morsa del fascismo e della guerra e poi rinata alla vita, offrendo uno spaccato sui fermenti culturali del Novecento e su alcuni personaggi di spicco come Adriano Olivetti, Cesare Pavese e Giulio Einaudi.

Andrea Vitali, Premiata ditta sorelle Ficcadenti

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Eccomi al mio primo Vitali. E’ un libro che fatico a definire almeno tanto quanto ho faticato a finirlo. E’ in sostanza la storia di un sempliciotto di provincia all’inizio della grande guerra, la cui vita viene sconvolta, e con la sua quella di tutta la comunità, dall’arrivo di una bellezza strepitosa accompagnata da una sorella terribilmente brutta. E fin qui tutto bene non fosse che le sorelle hanno un piano diabolico che implica proprio la strumentalizzazione del povero tonto. Questa superficialmente la trama. Per quanto riguarda la scrittura ci sono lati positivi e negativi e quello che mi mette in difficoltà è che i lati positivi sono gli stessi che diventano negativi, alla lunga.
– scrive bene e sceglie con cura i termini. A volte con troppa cura, andando a scegliere sinonimi talmente poco usati da essere spiazzanti;
– usa il dialetto e questo mi piace perchè se pensiamo all’epoca di ambientazione una donna di umili origini, un prete, una perpetua non avrebbero certo comunicato tra loro, nè pensato in italiano, ma non siamo tutti bergamaschi e la mancanza di traduzione o addirittura l’uso di parole del dialetto italianizzate senza l’uso di corsivo rendono difficile la lettura.
– i nomi di alcuni personaggi sono esilaranti ma anche loro alla lunga decisamente pesanti nel loro essere improbabili.

Come conclusione posso dire di aver letto un buon libro che però mi lascia insoddisfatta. Per tutto il libro ho avuto la sensazione di essere su una strada in attesa di un bivio con la sensazione di attendere qualcosa che non arriva mai. Ho provato alternative aspettative: aspettative di risate che non arrivano, aspettative di un approfondimento del contesto storico (la guerra in arrivo che però non tocca i personaggi se non in modo marginale). Mi dispiace perchè avevo, a dispetto della recensione, credo di Massimo, che non era positiva, la speranza di scoprire un autore ironico e appassionato, non ho percepito nè una grande ironia, nè tanto meno passione.

Agata Pagani