Michele Masneri, Addio Monti

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una sorta di “grande bellezza”, ma se sorrentino prendeva di mira certi ambienti cafonal figli del ventennio di edonismo berlusconiano, qui l’esordiente masneri si rivolge ad una fetta di società che normalmente è solita pontificare anziché essere giudicata.

il lungo – e invero un po’ inconcludente – dialogo fra i due protagonisti tra i reparti di un supermercato è in realtà una lunga accusa al mondo radical-chic, fatto di bassezze, superficialità e piccole miserie. vengono prese di mira le mode imposte dal passaparola dell’intellighenzia, gli ambienti culturali pronti a vendersi per una comparsata televisiva e le cause passeggere sposate solo in ossequio al manuale del perfetto progressista.

la scrittura è discreta e l’alternarsi di nomi reali a personaggi di fantasia non può che stuzzicare il gioco del l’individuazione dei riferimenti dell’autore.

alla fine però, tra il quartiere monti di roma e il jet-set di cortina, sfugge il reale senso della storia.

non è da oscar e probabilmente nemmeno da david di donatello

Andrea Sartorati