La ragazza che sapeva troppo – M.R. Carey

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Dalla pagina di Newton Compton Editori capiamo che è piaciuto, ci fanno pure un film con Glenn Close! Effettivamente leggi un paio di recensioni, vedi un trailer e la storia sembra avere qualcosa di accattivante, un po’ come “Io sono leggenda”…o meglio, forse non è la stra-abusata trama di zombie e quant’altro. In fondo in fondo però hai dei sospetti, ti aggiri qua e là indeciso, ma non trovi l’inghippo per cui lo leggi.
No, è più un iosonoleggenda-denoantri e probabilmente anche stilisticamente parlando si poteva fare di meglio, dato che a tratti risulta un po’ confuso: problemi che fino a un secondo prima risultavano insormontabili e mostri che dovevano essere invincibili che vengono gabbati a due a due con le trovate più basilari.
Stai ancora dicendo fra te e te – e adesso come diamine fanno?- che un secondo dopo Carey si rimangia tuuuuuutto, come se non l’avesse detto. Avete presente quando giocando da bambini ve la raccontavate inventando cose complicatissime per poi uscirvene con “eh, ma c’ho la magggia”, sennò non ce la vedevi proprio a cavartela? Eh,più o meno…  

La cosa caruccia per quanto mi riguarda è che, invece del virus, della mutazione genetica, del picco di caldo più caldo degli ultimi cent’anni di Studio Aperto, del picco di freddo più freddo di Studio Aperto e quant’altro, il responsabile della (zombità?zombiezza?) diciamo trasformazione, è un fungo!
Si cari amici e care amiche, il fungo delle formiche che esiste sul serio e fa paura anche un po’, se fossimo formiche, è chiaro. Per me è comunque inquietante. Sai mai…
La struttura è molto semplice in definitiva, apriamo con un manipolo di persone in una base sperimentale in Inghilterra (via via poi sarà chiaro cosa stanno cercando di fare) si tratta di dottori, insegnanti, soldati e ragazzini. A seguito di un attacco alcune di queste persone dovranno spostarsi e proseguire con i propri mezzi, attraverso l’Inghilterra, per raggiungere un’altra base e portare avanti i loro progetti. Con tutti gli intoppi del caso, chiaramente.

Nel complesso bene, ma non benissimo – voto: “Oh, ragazzi,a me è piaciuto!”

Michela Ferrarini

DESCRIZIONE

Melanie, dieci anni e un quoziente intellettivo altissimo, ogni mattina aspetta paziente nella stanza dove vive chiusa a chiave che la vengano a prendere per portarla a fare lezione.
Ma non è una gita di piacere, gli incaricati la legano a una sedia a rotelle mentre il sergente Parks la tiene di mira con una pistola carica. In classe ci sono altri ragazzini, legati come lei a una sedia e incapaci di liberarsi in attesa di essere sottoposti ai test medici della dottoressa Caroline Caldwell, che sta disperatamente cercando una cura all’epidemia. Fuori da lì il pianeta, infatti, a causa di un virus sconosciuto, ha visto la trasformazione della maggior parte delle persone in esseri senza coscienza che si nutrono di carne umana. Melanie è la prossima detenuta destinata alla dissezione, nonostante la sua insegnante si sia opposta con tutte le forze a questa pratica atroce, nella speranza di salvarla. E proprio quando tutto sembra davvero perduto, Melanie riuscirà a fuggire. La ragazzina diventerà il nuovo leader della rivolta? E il genere umano sopravviverà?

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Il giorno dell’Indipendenza – Richard Ford #RichardFord

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Quando si dice il momento giusto per leggere un libro….
Anni fa lessi Sportwriter, il primo libro di Ford dove compare Frank Bascombe, protagonista anche di questo Giorno dell’Indipendenza. Non mi colpì particolarmente tanto è vero che lo dovrei rileggere perché non ricordo proprio nulla.
E’ per questo che oggi per me Ford è una scoperta più che una riscoperta. Mi è piaciuto moltissimo, mi ha catturata. Il che può apparire strano perché quella di Ford è una scrittura “volutamente piatta”, come l’ha definita bene Raffaella Giatti parlando proprio di Sportwriter. In certi momenti non è solo piatta ma rasenta pericolosamente la noia come le lunghe pagine dedicate al mercato immobiliare americano, ricche di dettagli fino all’assurdo. Eppure una volta salita in macchina a fianco di Frank (si viaggia molto in auto, in questo libro) non ho più avuto voglia di scendere.
Bascombe è un quarantenne abbastanza comune, senza particolare guizzi di originalità. Si lascia vivere, è una specie di spettatore della propria vita che si adatta ai cambiamenti che avvengono quasi sempre suo malgrado. Il suo mestiere di agente immobiliare gli fornisce una sorta di maschera sorridente dietro la quale si nasconde anche nella vita privata. Rimpiange l’ex moglie e si permette di ammettere di non sopportare il figlio adolescente. Vorrebbe un rapporto più serio con la nuova amante. Ma anche no.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
Però quello Ford racconta davvero attraverso Frank Bascombe è la solitudine e l’incapacità di rapporti umani profondi che si nasconde in una certa America. Questi sono i veri protagonisti del libro. Sono nell’incapacità di Frank di gestire le sue relazioni (Ti amo, le ho detto. Ma avrei anche potuto non dirlo), nella coppia partita alla logorante ricerca di una casa nuova, un palcoscenico nuovo che nasconda le nevrosi, nel ragazzino in crisi che vuole attenzione e la cerca in modi pericolosi, negli inquilini con i quali Frank sperava di fare amicizia e che invece si barricano letteralmente dentro casa, nella ex moglie dalla vita brillante che forse così brillante non è. E’ ovunque ed è resa magistralmente dalla scritture di Ford.

“Per un momento rimango perplesso dalla convinzione di Joe che IO sia uno che crede che la vita porti da qualche parte”

Anna LittleMax

DESCRIZIONE

Avevamo già incontrato Frank Bascombe in Sportswriter. Allora aveva trentotto anni, faceva il giornalista sportivo e chiamava “X” la moglie da cui era separato. Adesso ha quarantaquattro anni, fa l’agente immobiliare e chiama “Ann” la ex moglie. Come sempre, considera la vita inconcludente e i rapporti umani difficili. Lo ritroviamo, in occasione della festa dell’Indipendenza del 4 luglio, con il progetto di incontrare la fidanzata Sally e di trascorrere un po’ di tempo con il figlio Paul, appena accusato di aver rubato tre confezioni di preservativi giganti e di aver insultato e assalito il commesso del negozio che l’ha sorpreso. Poi, fedele al principio che “non vendi una casa a qualcuno, vendi una vita” senza mai perdere la pazienza, ha in mente di mostrare un’ennesima casa a dei clienti a cui ne ha già fatte vedere quarantacinque. Questi i programmi, ma l’imprevisto ha il sopravvento e tra una grana e l’altra niente di quel che era stato immaginato si realizza. All’orizzonte, tuttavia, si delinea un futuro meno cupo e solitario