Sulla riva del mare – Abdulrazak Gurnah #PremioNobel2021 #Letteratura

di Abdulrazak Gurnah (Autore) Alberto Cristofori (Traduttore)

La nave di Teseo, 2021

Due esuli si ritrovano in Inghilterra a condividere il proprio passato che si intreccia a Zanzibar. Protagonisti di una storia familiare di conflitti, il loro lungo dialogo, frammisto alla nostaglia per i colori, i sapori della loro terra, li porta lentamente all’elaborazione del dolore, alle dinamiche che li hanno separati ed espulsi dalla loro terra, infine ad una mai esplicita riconciliazione.

Difficile commentare un premio Nobel. Tanto si è già detto e letto, in più ci si sente un po’ presuntuosi, soprattutto se non si intende allinearsi al coro univoco di lodi. Lo faccio perché vorrei confrontarmi con altri amici lettori.

Il libro, presentato soprattutto come una storia di rifugiati, ha invece molti altri aspetti più sorprendenti e interessanti.

E’ vero che Saleh Omar è un richiedente asilo in Uk di sessantacinque anni e con lui passiamo tutte le tappe di chi ci arriva da rifugiato, parte efficace ma, secondo me, residuale.

Il focus della vicenda è Zanzibar, durante e dopo il colonialismo, l’ambiente è quello di ricchi mercanti di cose antiche, di legni pregiati (il famoso oud) che impregna le pagine del suo profumo, di viaggi avventurosi dall’estremo Oriente al corno d’Africa sulla spinta di monsoni piu o meno propizi. Questa è per me la parte più suggestiva, il colonialismo visto dal di dentro e il fascino di terre lontane ricche e profumate. Poi la vicenda si dipana tra faide familiari, mercanti imbroglioni, decolonizzazione e nuovi padroni e cortigiani, tradimenti, galere, colonie penali in un ritmo non sempre facile da seguire fino alla fuga con un documento falso, proprio del suo acerrimo nemico.

Ho trovato questa parte molto discontinua, faticosa, forse perché in parte è in presa diretta e in parte racconto a posteriori.

Pregevole, di nuovo, l’ultima parte con l’incontro con Latif Mahmud, figlio del suo nemico, dove le rispettive verità e storie personali si verranno incastrando e ricomponendo in un’unica storia e in una nascente amicizia soffusa di rimpianti e nostalgie sulla riva di un altro mare.

Pia Drovandi

Il peso -Liz Moore #LizMoore

Mentre lei era in cucina ho abbassato un attimo la guardia e ho aperto il mio cuore e ci ho lasciato entrare un sacco di dolore che mi era rimasto accanto per gran parte della vita, ho riflettuto sul fatto che gli uomini che verranno a indagare in casa mia dopo avere ricevuto parecchie segnalazioni dai vicini troveranno un cadavere vecchio e grasso che non ha parenti e soltanto un mucchio di carte che diranno: questo è un essere umano, era un uomo con una storia.

 ___________________________________

Bel romanzo sulla solitudine e sulla diversità, drammatico certamente ma con qualche ventata di romanticismo (nel senso più ampio del termine). Scritto in maniera un po’ atipica: è raccontato in prima persona e i dialoghi sono a volte raccontati e altre scritti in maniera “ordinaria”, anche nello stesso dialogo. Più di ogni altra cosa, questo è un libro sulla solitudine, cercata o accettata come inevitabile.
È comunque molto scorrevole e mi ha fatto venire voglia di sapere in fretta quale fosse il passato, il presente e il futuro del professore in pensione Arthur Opp, il quale ha deciso di non uscire più di casa da otto anni e di mangiare sempre tutto ciò che vuole senza porsi problemi di salute, arrivando a pesare sicuramente più di 220kg. Già dall’inizio si viene intrappolati nella casa e nella routine del protagonista e, pian piano, si viene contagiati e stupiti dalla sua insolita storia e dal suo modo di rapportarsi col mondo. Un esempio di come le paure e la soggezione, che a volte si hanno nei confronti dell’altrui giudizio, possano determinare una lente discesa verso la solitudine pur avendo molto da dare e offrire in fatto di sentimenti. Linguaggio semplice ma non banale, trama scorrevole e difficile da abbandonare, risvolti accattivanti e, sempre presente, la possibilità di meditare.

Massimo Arena