Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato

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Qualcuno ne aveva parlato come il prossimo Strega (che questo qualcuno non si dispiaccia se ne ho approfittato per inserirlo nella lista come “libro suggerito da un amico”) e vederlo lì sugli scaffali in bella mostra non ha potuto esimermi dal prenderlo subito, incuriosita tra l’altro dall’etichetta applicata per coprire le impudicizie (o come si può evincere dal reperto allegato “amorcerotto”. Ho controllato: da Trony è cerottato, da Rizzoli e Feltrinelli no).
Il libro è diviso in sei parti: infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità ed adultitità e nascita ed è uno svolgimento del tema dell’esistenzialismo, senza tra l’altro neanche lasciarti troppi dubbi poiché ne cita continuamente tutti gli autori, condito con una bella dose di porno (che quello fa vendere sempre). Insomma uno Straniero che incontra cinquanta sfumature di sta min**ia.
Detto così sembrerebbe una chiavica (sempre per rimanere in tema) in realtà la prima parte è davvero notevole. È quando non capisci più se è un romanzo post –esistenzialista o un documentario sullo sviluppo sessuale dell’uomo che ti poni dei dubbi veri come “ma che cavolo sto leggendo?”
Mi piacerebbe però sentire il parere di qualche fanciulla.
La cosa migliore del libro è che ti lascia con una grande voglia di rileggere dei mostri sacri della letteratura (si in effetti sentivo proprio il bisogno di un’altra lista). La cosa peggiore è che ovviamente fai subito il paragone ed il libro di Missiroli ne esce più brutto di quello che in realtà è.
Missiroli non ti preoccupare, di peggio c’è sicuramente l’amorcerotto. O Modiano.

“- A volte il Signore perde la pazienza, Libero
– Per che cosa la perde?
– Lui si schiarì la voce, – Per i peccati violenti e per i peccati gratuiti che vuol dire comportarsi male per niente, per le malefatte politiche, per le bestemmie, per gli atti impuri e osceni che vuol dire il sesso e la troppa felicità, per i divorzi e gli aborti, per le ingiustizie e i comunisti, per l’impazienza degli uomini.
– Rimasi in silenzio, – Qualcuno ce l’ho.”

Irene Narciso

Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato

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Ho vissuto la sessualità in maniera completamente diversa, nei miei dodici o quindici anni che fossero. La lotta quotidiana per togliersi dall’invisibilità del protagonista, Libero Marsell, non era la mia lotta: anzi, credo andassi proprio a cercarla perché i primi libri letti, i primi film visti, le prime consapevolezze e le prime cause sposate mi facevano rendere conto di quanto fossi inadeguato al mondo e alle cose. Eppure mi sono ritrovato in tanti momenti di questo libro, scritto magistralmente come di consueto da Missiroli: autore che ho avuto la fortuna di scoprire fin dall’inizio, e per il quale ho sempre speso parole importanti. Dicevo dei momenti ritrovati nelle pagine del libro: forse ha ragione Calvino, citazione iniziale del romanzo: “alla fine uno si sente incompleto ed è soltanto giovane”. Piacevole trovare, di capitolo in capitolo, citazioni e rimandi ad altri romanzi formativi della nostra vita, su tutti “Lo straniero” di Camus. La Parigi iniziale, che forma la madre in età adulta e le cancella le apparenze e le volontà di essere famiglia a lungo (“il divorzio è un capriccio dell’età che avanza”, cito a memoria), è delicata e mai invadente, assumendo il ruolo che Missiroli credo volesse darle: un grande e comodo calderone sociale dove far scemare le passioni della gioventù (per gli adulti), ma dove quella nuova (gioventù) di altre passioni va a cibarsi. Ed in tutto questo la scoperta del proprio corpo (i peli, i desideri, i muscoli, il timbro della voce) diventa non soltanto un orpello elevato a contenitore, ma passaggi nodali della propria formazione: perché l’amore, la lotta, l’impegno, la volontà di non essere “negli altri” passa attraverso la presa di coscienza di essere un petit che cresce.
Ecco, una cosa che dirò a mia figlia (ora di undici mesi): impara a guardarti e ad apprezzare la lentezza che il tuo corpo si prende per crescere, perché delle cose vere (come la vita, quella realmente vissuta) bisogna amare il tempo che impiegano per farsi capire, conoscere, odiare, amare. Tutti i meravigliosi contrasti che ho vissuto e che, spero, lei vivrà.

PS. Mi sbilancio: per lo Strega, vedo questo libro.

Ernesto Valerio

“Dal titolo non lo avrei mai detto, ma “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli), l’ultimo romanzo di Marco Missiroli, non solo è all’altezza della qualità già verificata di un vero scrittore, ma è anche un libro godibilissimo, intrigante, colto, erotico, intelligente, delicato. Ripeto, con quel titolo non l’avrei mai detto. Il recensore de “Il Sole 24 Ore” che domenica scorsa l’ha stroncato in poche righe, deve essersi fermato alla fellatio materna della prima pagina, per giunta restandone turbato. Altrimenti, se fosse andato avanti in una storia di formazione e di liberazione, certo, molto maschile, ma anche molto profonda, si sarebbe evitato quel tono liquidatorio. Di Missiroli avevo ammirato in special modo “Bianco”, un romanzo ambientato nel sud degli Stati Uniti, del tutto anomalo per un romanziere italiano. Qui invece seguiamo Libero immedesimandoci in lui, invidiandolo per le sue prime straordinarie letture a cominciare da Camus (mi ha fatto venire la voglia di rileggerlo); e naturalmente invidiandolo anche per la scoperta dell’amore e del sesso (inutile ipotizzare voglie in proposito, ognuno fantastichi sulle sue).
Davvero una bella, fresca, rasserenante sorpresa di scrittura lieve ma elevata.”

Gad Lerner