Stephen King, Revival

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Ogni tanto prendi un treno, ti porti un libro per compagnia, ti siedi e inizi a leggere. Mentre il treno macina km verso la tua meta, tu macini pagine, ancora una pagina e provo a dormire no dai un’altra e 4 ore dopo tu sei ancora in treno, ma il libro è sfortunatamente terminato.
Revival mi ha fatto questo effetto, simile a quello che ha causato la notte insonne in compagnia di Misery e di quel caccolicchio di scrittore che l’aveva fatta morire
No non voglio rovinare la lettura a nessuno, quindi toccherà fare un bel numero di equilibrismi che la foca monaca farà la figura della dilettante per scrivere qualcosa di intelligente.
Iniziamo con il plagio della quarta di copertina, Revival è in fondo un affresco della vita negli stati uniti dagli anni 60 ad oggi che tanto caro è al re.
Leggendo questa storia mi è tornata alla mente una vecchia intervista a Bruce (Springsteen NdA, ho sempre sognato di scriverlo), in cui parlava delle scene di ballo nei film di John Ford, che diventavano sempre più amare con il passare del tempo, credo che questo si possa applicare anche alle storie di King, che tratteggia la vita da 6 a 65 anni del protagonista, in modo disincantato, la magia del club dei perdenti si è dissolta, la tartaruga è morta, il passato è passato, non è nè mitico nè una merda forse solo un sapiente mix delle due a seconda del momento.
Si, c’è pure una bella storia de paura, un personaggio che si piazza a metà tra Randall Flagg e quello delle pattumiere, una bella spruzzata di politically correct, tanto sano rock tanto tutta quella merda inizia con un mi, una manciata di sostanze psicotrope.
The King is back, hail hail to the King

Piero Gattone

La leggenda di Magda Seraus, Terry Goodkind

E chiudiamo questo triello con La leggenda di Magda Seraus di Terry Goodkind, un altro scrittore che normalmente non finisce nella lista dei cattivi. Abbandona per un attimo le storie di Richard il cercatore di verità per raccontare la storia della prima depositaria. Con la fatica che uno scrittore fa a creare un mondo perché’ non sfruttarlo il più possibile? Il grosso problema è che cade nella trappola retrocontinuty, e praticamente in 50 pagine, riesce a far accadere tutti i fatti pseudostorici narrati nei libri precedenti. Ma come? Tutti insieme? Ma mi piji po’culo? La sospensione della realtà su cui si basa tutto i vacilla, eccome. E dopo questa partenza, aggiunge al mix una storia che stenta a decollare, almeno per le prime 200 pagine riempite di paranoie dei protagonisti, manco fossero dei novelli Bran l’uomo pianta.

Piero Gattone