Libro stracitato ma mai letto (e finalmente mi sono data una mossa, perché è davvero un bel libro!!!). Romanzo breve, che si legge di un fiato grazie alla Sciascia che lo ha scritto davvero bene. Un imprenditore si rifiuta di fare affari con la mafia e viene ammazzato mentre sta salendo sul bus…e nessuno vede nulla. Un potatore che abita vicino al luogo del delitto e che probabilmente ha visto qualcosa, sparisce (guarda caso). Così iniziano le indagini del capitano Bellodi: dovrà scontrarsi con l’omertà, le istituzioni colluse con la mafia, gli informatori, i “ma guardi che la mafia non esiste”.
“E ciò discendeva dal fatto, pensava il capitano, che la famiglia è l’unico istituto veramente vivo nella coscienza del siciliano: ma vivo più come drammatico nodo contrattuale, giuridico, che come aggregato naturale e sentimentale. La famiglia è lo Stato del siciliano. Lo Stato, quello che per noi è lo Stato, è fuori: entità di fatto realizzata dalla forza; e impone le tasse, il servizio militare, le guerre, il carabiniere. Dentro quell’istituto che è la famiglia, il siciliano valica il confine della propria naturale e tragica solitudine e si adatta, come in una sofisticata contrattualità di rapporti, alla convivenza. Sarebbe troppo chiedergli di valicare il confine tra la famiglia e lo Stato. Magari si infiammerà dell’idea dello Stato o salirà a dirigerne il governo: ma la forma precisa e definitiva del suo diritto e del suo dovere sarà la famiglia, che consente più breve il passo verso la vittoriosa solitudine.”
Ivana Vignato

