Leonardo Sciascia – Il giorno della civetta

 

Il-giorno-della-civetta-Sciascia

Libro stracitato ma mai letto (e finalmente mi sono data una mossa, perché è davvero un bel libro!!!). Romanzo breve, che si legge di un fiato grazie alla Sciascia che lo ha scritto davvero bene. Un imprenditore si rifiuta di fare affari con la mafia e viene ammazzato mentre sta salendo sul bus…e nessuno vede nulla. Un potatore che abita vicino al luogo del delitto e che probabilmente ha visto qualcosa, sparisce (guarda caso). Così iniziano le indagini del capitano Bellodi: dovrà scontrarsi con l’omertà, le istituzioni colluse con la mafia, gli informatori, i “ma guardi che la mafia non esiste”.

“E ciò discendeva dal fatto, pensava il capitano, che la famiglia è l’unico istituto veramente vivo nella coscienza del siciliano: ma vivo più come drammatico nodo contrattuale, giuridico, che come aggregato naturale e sentimentale. La famiglia è lo Stato del siciliano. Lo Stato, quello che per noi è lo Stato, è fuori: entità di fatto realizzata dalla forza; e impone le tasse, il servizio militare, le guerre, il carabiniere. Dentro quell’istituto che è la famiglia, il siciliano valica il confine della propria naturale e tragica solitudine e si adatta, come in una sofisticata contrattualità di rapporti, alla convivenza. Sarebbe troppo chiedergli di valicare il confine tra la famiglia e lo Stato. Magari si infiammerà dell’idea dello Stato o salirà a dirigerne il governo: ma la forma precisa e definitiva del suo diritto e del suo dovere sarà la famiglia, che consente più breve il passo verso la vittoriosa solitudine.”

Ivana Vignato

Porte aperte, Leonardo Sciascia

sciascia

Cercavo altro ma è notorio, i miei libri vivono di vita propria, come Woody, Buzz e Mr Potato, solo che i miei adorati sò maligni e anzichè anelare essere trovati e ripresi in mano elli si nascondono e ridacchiano pure dei miei tormenti, è un dato di fatto inoppugnabile. Comunque, nel mentre che cercavo mi è caduto l’occhio su questa gemma e non ho potuto fare a meno di ammirarla, per l’ennesima volta.

“Questo era, secondo i suoi genitori, i suoi fratelli e sua moglie, il suo principale difetto: il credere, fino a contraria e diretta evidenza, e anche all’evidenza guardando con indulgente giudizio, che in ogni uomo il bene sovrastasse il male e che in ogni uomo il male fosse suscettibile di insorgere e prevalere come per una distrazione, per un inciampo, per una caduta di più o meno vaste e micidiali conseguenze, e per sé e per gli altri. Difetto per cui si era sentito vocato a fare il giudice, e che gli permetteva di farlo.”

Una scrittura limpida, antica e perfetta “ghiribizzando miei pensieri asciutti”.

“Ma c’era, nella giuria che era sortita eletta per quel processo, in qualcuno dei giurati.., un qualche segno, appena percepibile di umana tenerezza. Non verso l’imputato, ché nessuno poteva mai riuscire a provarne; ma verso la vita, le cose della vita, l’ordine e il disordine della vita.”

Prendo in prestito questa sublime “umana tenerezza” e vi auguro Buona Pasqua.

Porte aperte – Leonardo Sciascia

Lazzìa