
Jonathan Safran Foer – Ogni cosa è illuminata
Provo sentimenti contrastanti verso questo libro; fondamentalmente mi è piaciuto ma l’ho trovato faticoso da leggere per lo stile, anzi gli stili, di scrittura, come spiegherò tra poco. La storia è ispirata a un viaggio effettivamente intrapreso dall’autore, infatti lui stesso è tra i protagonisti del libro: dagli USA va in Ucraina, paese di origine, per cercare la donna che probabilmente ha salvato il nonno ebreo dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Piccolo problema: di questa donna non sa nulla, ha solo una foto dell’epoca e l’indicazione del villaggio in cui potrebbe avere vissuto. Nel viaggio viene accompagnato da Alex, un ragazzo figlio del responsabile dall’Agenzia di Viaggi e che mastica un po’ di inglese, dal nonno di Alex che si occupa della guida dell’auto, pur dichiarandosi cieco, e dal terribile cane del nonno dal nome Sammy Davis Junior Junior. Tornando al problema stilistico, si alternano: capitoli narrati dall’autore in cui racconta la storia del villaggio a partire dalla fine del ‘700 con episodi surreali che molto mi hanno ricordato Calvino; capitoli narrati da Alex in un italiano (inglese) molto “fantasioso” in cui racconta del viaggio di Jonathan in Ucraina; infine lettere di Alex a Jonathan (sempre nello stesso italiano fantasioso) scritte successivamente al viaggio in cui si capisce che si spediscono i capitoli per le vicendevoli revisioni e in cui Alex racconta le vicende familiari. In definitiva è una bella storia emozionante e mi sono affezionato ai protagonisti, però fosse stato scritto un po’ più “classicamente” probabilmente l’avrei apprezzato molto di più.
Massimo Arena