Jean-Philippe Blondel – 6.41

6.41

Racconto lungo delizioso, che contiene tutti gli elementi tipici di una storia potenzialmente interessante: un viaggio in treno allo stesso orario di tanti anni prima e l’incontro fortuito fra due protagonisti – natualmente vecchi fidanzati! – che inizialmente fingono di non riconoscersi.

l’autore sceglie di alternare il punto di vista dei due passeggeri. si scopre così che le premesse del passato hanno dato vita a due futuri diametralmente opposte rispetto alle previsioni. ma soprattutto si capisce che le ragioni granitiche dell’una sono mitigate dal l’insicurezza e dalla tristezza di fondo dell’altro: un po’ (tanto) ha ragione lei, un po’ (poco) ha ragione lui, ma alla fine è soprattutto la vita a distribuire le carte del gioco.

un libro da leggere, specie per chi si è sentito spesso dire “chissà dove arriverà un giorno”, quando magari preferiva che gli altri si chiedessero semplicemente se aveva davvero voglia di andare da qualche parte.

andrea sartorati

Jean-Philippe Blondel – 6.41

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Questo libro mi è stato regalato. Un dono, chi ha pensato a me guardando la copertina. Un dono, il contenuto che mi si è disvelato in questo romanzo breve. Orbene, l’avrò detto millantastilioni di volte, io non amo i racconti, né i romanzi brevi. Prediligo gli elenchi telefonici, quantomeno un volume dai, A-L, quelle robe in cui per descrivere un par di personaggi ci abbisognano come minimo quelle 100 paginette e poi, forse, con calma, si entra nel racconto vero e proprio. Ebbene, c’è sempre una qualchevvolta in cui voilà, la clamorosa smentita è pronta a stupirci (ed è proprio questo il motivo per cui la vecchia nun voleva morì). Perché nelle 131 pagine di questo libro impariamo a conoscere Cècile e Philippe, che per caso si incontrano, dopo 27 anni, su un treno di pendolari diretto a Parigi.
27 anni prima erano stati insieme, pochi mesi e poi la rottura. Eppure, nel breve tempo del viaggio, quel tempo sospeso in cui di solito si dormicchia, si leggiucchia, si spizzica, si traffica col cell e col pc, sti due invece ripercorrono la loro vita, ricordano l’altro, come li faceva sentire, ricordano il corpo dell’altro, rivivono i momenti insieme, le possibilità che si dispiegavano davanti ai loro 20 anni, le loro potenzialità di vita.
E scopriamo che la rottura umiliante che Philippe ha propinato a Cècile (uno stronzillo ventenne, noddai, possibile??) ha prodotto risultati diametralmente opposti a ciò che ci si aspettava.

E ci accorgiamo di sentirli vicini, Cècile e Philippe, così vicini che stiamo seduti anche noi su quel treno che prima o poi arriverà a Parigi.

– E’ il “buon proseguimento”. Un’espressione che ha sempre odiato…tutti devono poter proseguire e va bene così; attività, impegni quotidiani, micro-drammi, mini-gioie, il mondo è fatto di una folla di Playmobil che muovono le braccia a scatti, pontificano con le bocche inesistenti, sentono senza orecchie, sempre pettinati in modo impeccabile, e fanno quello che è stato deciso per loro, tutti, senza sosta, continuano, bene così, vanno avanti, bene così…-

Grazie Nina!

Lazzìa