Storia naturale di una famiglia – Ester Armanino #EsterArmanino

 «Ma quante sono, pensavo, le persone che si nascondono?»

storia

Libro consigliato nel blog da Daniela Quartu a cui devo dire “grazie” e anche “mi piacciono i tuoi gusti”.
C’è poco da dire: ha già detto tutto Daniela nella sua recensione.
L’autrice ha una prosa molto asciutta e la cosa mi piace assai. Ha anche una sua firma molto particolare che la distingue in maniera ironica, fantasiosa e originale da altri romanzieri che parlano della propria galassia familiare. Lei lo fa parlando di forme viventi che abbiamo sott’occhio praticamente sempre ma che non vogliamo guardare da vicino: gli insetti. La sua famiglia e gli strani personaggi che ne gravitano intorno sono descritti come insetti con una loro etologia e mitologia. Uno sguardo davvero nuovo: come esordiente è parecchio brava, speriamo scriva ancora.

Frase preferita: “Certe mattine iniziano così, con tutti questi pensieri in fila. Mi limito a smistare i pensieri che fanno bene da quelli che fanno male. A volte mi tocca strapparli, la sostanza che li unisce è resistente. Non è una cosa semplice.”

Stefano L.

DESCRIZIONE

Quando non capisce il mondo degli adulti, Bianca lo osserva a occhi spalancati come sotto la lente di un microscopio.
Cerca nei loro gesti affannosi i movimenti ordinati e rassicuranti degli insetti, dove i padri non dicono bugie e le famiglie non si sfasciano.
A guardare le cose da vicino, anche i sentimenti più spietati possono sembrare naturali.
Il sorprendente romanzo d’esordio di una giovane scrittrice che ha trovato un modo tutto suo per raccontare il momento in cui s’impara a proprie spese che la vita è «un infinito ricucire».

Vetrine, teche e mobili espositori obbligavano a un percorso a serpentina tra innumerevoli varietà di farfalle, scarabei cornuti simili a elefanti in miniatura, insetti foglia giganti, formiche, api, calabroni, mantidi, forbicine, grilli, cavallette, scorpioni, ragni e tarantole, acari e parassiti vegetali, pulci e persino moscerini, fino alla vetrina dei nidi di insetto con un modello di termitaio in scala naturale nel quale avevo immaginato piú volte di intrufolarmi.
La cercavo lí, tra quelle vetrine. Lí c’erano tutti gli aracnidi e gli insetti del mondo, lei non poteva di certo mancare.
Mi sono fermata a osservare attentamente una mantide lunga quasi dieci centimetri, poi le farfalle sudamericane dai colori violenti. Davanti alla teca dei lepidotteri mimetici, ho aguzzato la vista per distinguerli dall’ambiente che li circondava.
Trovarla è impossibile, ho pensato.
Lei si nasconde, si mimetizza come questi coleotteri, si è colorata per anni della vita di mio padre, della mia famiglia, e forse è ancora lí, vicino a noi, tutt’uno con il colore di una parete e ci guarda, ci ha guardato al mare e a Natale, a cena e anche dormire, sempre presente ma invisibile, almeno per noi, che non sapevamo di lei.
[…] Fuori dal museo la luce del sole era abbacinante.
La gente mi camminava accanto, mi scontrava malamente, si specchiava nelle vetrine andando molto di fretta. Immaginavo di fermare tutto, imbalsamare tutti e poi di continuare a camminare in mezzo a loro. Le loro ombre immobili mi coprivano e scoprivano come quelle di alberelli piantati senza logica dappertutto. Era il diorama dell’essere umano e lei si nascondeva lí, immobile e ferma contro un muro, arancione come un autobus, grigia come un palo.
Ma quante sono, pensavo, le persone che si nascondono?

Storia naturale di una famiglia – Ester Armanino #EsterArmanino

«Erano le sue colleghe a farmi paura. Depositavano il rossetto sulle tazzine del caffè, guardando attentamente si potevano vedere le uova. Parlavano, prolificavano, e mio padre non si accorgeva di niente, pagava tutti i caffè. Una di loro, di solito la piú pericolosa, diceva: e come si chiama questa bella bambina?»

storia

Ho conosciuto l’autrice in qualche serata libresca qui a Genova, ed è una persona molto piacevole e interessante. Quindi questo libro era nella lista da un po’, anche se faccio resistenza a leggere i libri di chi ho conosciuto perché mi imbarazzo se poi non mi piacciono.
In questo caso sono contenta e ve lo posso consigliare, perché è un romanzo molto bello.
è in effetti la storia di una famiglia, ma l’aggettivo “naturale” non è messo lì per caso, perché il racconto procede come uno studio entomologico, e per una volta non è un abusato modo di dire, ma corrisponde al contenuto del libro. La protagonista, Bianca, infatti, ha una strana affinità con gli insetti e legge la realtà come se si trovasse in mezzo a loro, fosse lei stessa un insetto.
In questa famiglia borghese vediamo crescere i figli fino all’adolescenza e affrontare il dolore della separazione e della morte come la necessaria muta che, spaccando il vecchio involucro, permette agli insetti di diventare grandi. Ci sono similitudini calzanti a riguardo delle presunte amanti del padre descritte come mantidi, o delle formiche che rappresentano la disgregazione della famiglia in tante piccole schegge.
Mi è piaciuta molto la descrizione del rapporto tra fratello e sorella, molto realistico e delicato.
Se mi avessero detto “è un libro molto letterario” forse non l’avrei comprato, perché di solito per me “letterario” significa “noioso” ; in realtà forse finalmente ho capito che può anche significare “è un libro scritto molto bene, con tante idee e non manca certo di trama”.

“Crescere vuol dire abbandonare”.

(E sono già a due libri con la parola famiglia nel titolo. MI farò una disfida tutta personale.)

Daniela Q.

DESCRIZIONE

«Da qualche parte ho letto che la muta è la fase più delicata della vita di un insetto, il momento in cui è maggiormente esposto ai predatori e alle cadute ». Bianca guarda accadere le cose, le osserva nei dettagli, come un’entomologa ragazzina. Solo che il mondo è troppo grande, mobile e complicato, scappa continuamente da tutte le parti.
Soprattutto la sua famiglia. Un padre sempre circondato da donne-mantidi. Una madre operosa con gli occhi di Jane Birkin, posati ormai solo sui figli. Un fratello adolescente che la sua forza se l’è tatuata come monito sul braccio. Ma lo sguardo di Bianca è implacabile, perché la felicità della sua famiglia è solo una superficie luccicante. Per questo la rabbia che le si è infilata dentro, quella specie di scheggia tra le pieghe più morbide, Bianca vorrebbe spingerla su, arrotolarla sulla lingua e sprigionarla come un veleno.
Se «crescere è abbandonare» – così dice sua madre -, allora forse occorre imparare a fidarsi di nuovo, con quel misto di adrenalina e timore che si prova quando ci si tuffa da uno strapiombo.
Procedendo per fotogrammi pungenti, cronache intime e precise, Ester Armanino conquista da subito il lettore. Con una scrittura fresca e sicura, straordinariamente limpida, affronta in modo originale il tema classico dell’attraversamento della linea d’ombra.