Davidino io gli voglio bene, dal momento in cui il formidabile genio mi folgorò, diversi anni fa ormai, non ho mai smesso di staje dietro, la qualsiasi egli scriva. Pare un giusto, il Daviduccio, dai ragazzi in cammino a Zeitoun, dalle riviste letterarie agli interessi no profit.
L’ologramma per il re mi aveva lasciata un po’ perplessa e ora ecchice co sto cerchio che pare negli Usa sia diventato un vero e proprio “caso”.
Il cerchio racconta di quando la giovine Mae, laureata ed impiegata nella società dell’acqua del suo paesino, viene assunta con la sponsorizzazione della sua amica di università Annie, in una società denominata perlappunto Il Cerchio.
La quale società ha acquisito inglobando nella sua capiente pancia tutte le società internettiane più potenti del mercato, Facebook, Twitter, Instagram, Paypal, Google, salafava quando dico tutte, intendo proprio tutte, un solo account, una sola pw e puoi fare ogni cosa.
“Mio Dio, questo è un paradiso” pensa Mae Holland un assolato lunedì di giugno quando fa il suo ingresso al Cerchio. ”
Eventi, spettacoli, musicisti, spazi meravigliosi per praticare sport, uffici futuribili, Mae trova in Azienda il suo sogno di mondo, fa carriera in quattro e quattrotto, aderisce completamente alla politica della società, da due futuribili schermi per lavorare si trova a doverne gestire nove e poichè lavorare è fonte di tante e tali gioie e il mondo fuori è sporco, disordinato, brutto, violento e il mondo dentro vicino alla perfezione, lei dorme nelle stanze messe a disposizione per gli impiegati, non va a trovare i genitori, litiga con il suo ex e trova amore e comprensione solo nel web, dai suoi followers, dai like sui suoi post.
Vabbuò, mi fermo qui sennò svelo troppo e non vojo fà la guastafeste.
Un romanzo futurista, una brutta copia moderna di 1984, un Truman show dei giorni nostri, fatto si è che dopo averlo letto cammino e mi scontro con coloro che dgtn disperatamente a testa bassa, una questione di vita o di morte quell’sms, quel uatsappo, quella chat, e quanti mi piace ho su quella foto? e condividiamo la nostra bontà, firmiamo appelli per la liberazione dei pappatacei del botswana, siamo trasparenti e ci commuoviamo sulle immagini dei micetti e dei neonati, dei pupetti e dei cuccioletti poi cuciniamo e postiamo, magnamo e postiamo, viaggiamo e postiamo.
Io, un po’ affascinata da tutto sto bailamme, assumo lo sguardo ipnotizzato dal serpente e quando per qualche istante mi risveglio penso che tutto ciò, alla fine daa fiera mi fa paura assai.
Nun se prospetterà mai lo scenario dipinto dal Davidino ma se del caso speramo che io nel frattempo già sto all’alberi pizzuti…