Lo confesso: a pagina 100 stavo per abbandonare la lettura. Mi sembrava di essere ripiombata nell’atmosfera cupa e dolorosa tanto ben descritta da Emily in Cime Tempestose, libro capolavoro saturo di inenarrabile angoscia. Quell’atmosfera che ti fa pensare “disgraziate creature, queste sorelle Bronte. Mai ‘na gioia, mai ‘na soddisfazione…”.
Quella cappa di crudeltà e solitudine che digrigna i denti e ulula feroce come solo il vento della brughiera in una notte buia sa fare.
Ho resistito, ho cercato conforto in un mantello pesante e in manicotto di pelliccia (rigorosamente ecologica) e ho proseguito, nell’attesa di incontrare finalmente qualche personaggio positivo che compensasse la ferocia della signora Reed e di quel delinquente del figlio e che ripagasse dallo strazio della morte della piccola Helen (chiedo perdono per lo spoiler, ma forse solo la scena della mamma di Cecilia nei Promessi Sposi è altrettanto dolorosa).
E così eccola venir fuori piano piano la famosa Jane Eyre. Un personaggio complesso, vivace e passionale nel suo essere quasi invisibile, fedele e leale, remissiva e combattiva allo stesso tempo. Integra fino al sacrificio. Non mi è piaciuta sempre, Jane Eyre, in certi momenti mi sono dovuta fermare a riflettere per capirla fino in fondo. Ma quando il mio cammino mi ha portata a Thornfield e ho visto il cavallo del signor Rochester scivolare sul ghiaccio, ho capito che qualcosa di grandioso stava per accadere, uno di quegli amori che solo le pagine migliori della letteratura sanno incidere a fuoco nel cuore di chi legge.
E naturalmente è stato così, perché adesso chi se li toglie più dal cuore il signor Rochester e la sua piccola Jane?
Chi si toglie più dal cuore l’idea dell’amore che non può essere, non permesso e non possibile, dell’inganno che appare quasi giustizia ma che non rispetta la morale e che non può essere accettato? Chi si toglie più dal cuore l’idea di rinuncia, di indomita volontà, di realizzazione di sé?
La trama ha alcuni momenti in cui cade un po’ nella faciloneria e allora ecco comparire eredità e legami familiari risolutori. A volte la storia sembra scritta a quattro mani, lo stile di scrittura e il carattere dei personaggi hanno brusche virate. Ma quanto sono ben descritti certi caratteri? Quanta voglia viene di accendere un piccolo falò sotto l’integerrimo sedere del buon St. John, così, tanto per vedere se si scongela un po’?
E soprattutto, per l’ennesima volta, chi se li leva più dal cuore il signor Rochester e la sua piccola Jane?
Anna Littlemax Massimino
