Pagina di Arnaldur Indriðason su amazon
Orbene; come dice il vecchio adagio chi non muore si rivede.
Dopo una lungherrima astinenza da questo gruppo quindi vengo con la presente a recensire due libri che mi sono garbati parecchio in quest’ultimo periodo.
Spero che la recensione non sia troppo tediosa, se però dovesse capitare consolatevi con i lego star wars che trovate nelle foto.
I due libri in questione sono entrambi dello stesso autore ovvero il famosissimo Arnaldur Indriðason che come tutti sanno ha narrato le vicende dell’agente Erlendur Sveinsson.
Ora a me i libri gialli non è che piacciono gran che, non tanto per il genere in quanto tale, quanto piuttosto perché essendo un grande pigro nella vita di tutti i giorni lo sono anche quando leggo un libro e la principale conseguenza di ciò è che faccio sempre una fatica immane a ricordarmi i nomi dei personaggi (per leggere il Signore degli Anelli ho dovuto prendere appunti). Capirete quindi le difficoltà nel seguire una trama di un giallo/thriller dimenticandosi tutte le volte il nome del maggiordomo.
Dopo questa doverosa premessa quindi cosa c’è di meglio di mettersi a leggere una serie di gialli ambientati in Islanda dove i quartieri si chiamano Skulakaffi o Grafarholt (quando va bene) e i protagonsti sono Erlendur accompagnato dal fido Sigurdur Oli e dalla collega Elinborg? (ci ho messo quasi 300 pagine prima di capire che quest’ultima era una donna)
Galeotta fu la mia innata attrazione per i posti isolati/remoti/inospitali (rischio di stare ore su google street view a esplorare paesi sperduti ad immaginarmi come ci viva la gente) e l’aver visto una serie di documentari sull’Islanda.
Proprio nel periodo in cui mi era dunque partito il trip per l’Islanda amazon mi offre il primo romanzo della serie a 0,99 centesimi.
L’incauto acquisto è presto concluso.
Tutta questa pomposa premessa per dirvi cosa?
Per dirvi che se sono piaciuti a me credo che possano andare bene per chiunque. Ma se qualcuno ha ancora voglia di leggere i miei deliri andiamo a parlare un po’ dei libri in questione:
Questo Arnaldur Indriðason scrive molto bene, le storie (almeno le due che ho letto) filano via che è un piacere e sia le indagini che le vicende personali dell’investigatore riescono ad essere sempre appassionanti e mai scontate. L’ambientazione ovviamente conferisce a tutta la narrazione un “plus” notevole (se fossero ambientate a Voghera magari non l’avrei nemmeno iniziato a leggerli) e rende il tutto ancora più godibile.
Il leit motiv di questi due libri (e da quello che ho capito anche dei successivi) è la ricerca nel passato sia delle vittime che dei carnefici cosa che contribuisce a rendere tutte le storie un crescendo fino alle loro conclusioni.
Conclusioni che riescono ad essere coerenti e non banali.
Ah poi c’è da dire che non sono thriller frenetici ma riflessivi, non ci sono sparatorie o inseguimenti ma in sottofondo ci sono le vicende familiari di Erlendur che all’inizio pur sembrando il classico cliché dell’agente divorziato, cinico con i figli e l’ex moglie che lo odiano, pian piano rivelerà delle sorprese anche lui.
E questo essere pacati invece che frenetici senza mai essere noiosi è la cosa che mi è piaciuta di più.
Ho iniziato oggi il terzo libro della serie dal titolo “La Voce”. Vi terrò aggiornati.
Forse.
Estratti dalle “quarte” di copertina
– Sotto la città: “Un giorno di un piovoso e freddo autunno islandese un uomo di settant’anni viene ritrovato cadavere nel suo appartamento, ucciso con un violento colpo alla testa. Accanto al corpo, un misterioso biglietto scritto a mano, all’apparenza incomprensibile. All’agente Erlendur e ai due colleghi che lo affiancano sembra un caso quasi banale, «il tipico omicidio islandese». Ma non appena cominciano a scavare un po’ più a fondo, scoprono che l’uomo, tale Holberg, ha un passato torbido alle spalle”.
– La signora in verde: “Sulla collina di Grafarholt, alle porte di Reykjavík, viene rinvenuto un misterioso scheletro, una mano che spunta dal terreno in un’ultima, disperata richiesta d’aiuto. A chi appartiene quella mano? Erlendur e colleghi, con l’aiuto di una squadra di archeologi, si mettono al lavoro per estrarre i resti, ma le indagini procedono a rilento e sembrano non portare a nulla di concreto. Le fa da sfondo un’Islanda fredda e inospitale, affascinante quanto minacciosa, naturalmente incline a misteri e sparizioni, che esercita l’irresistibile richiamo dell’ignoto ma non lascia scampo”.
Se avete delle domande non esitate a contattarmi (cit.)

