Una lettura tutta d’un soffio. Femminismo, impegno politico e amore universale irradiano le pagine di questo libro. La storia di una diciannovenne che lascia esterrefatti e dà la misura di quanto importante siano o libri, la curiosità e l’attivismo.
“Alcuni approvano il mio modo di manifestare e sono orgogliosi di me. Altri disapprovano la modalità della mia protesta, ma la rispettano e rispettano la mia libertà. Altri ancora sono del tutto contrari. Tra i giovani, c’è chi mi considera un simbolo di libertà, chi una puttana.” Amina Sboui
Un caso internazionale. La lotta per la libertà di una ragazza tunisina nella primavera araba.
La foto di Amina Sboui a seno nudo ha fatto il giro del mondo. Una ragazza tunisina di appena 18 anni si mostra così, con un messaggio tatuato sul corpo: ”Il mio corpo mi appartiene”.
È il 1 marzo 2013 e Amina, mettendo la sua immagine in rete, si fa portavoce del pensiero della sua generazione, dei giovani che come lei hanno partecipato attivamente alla Primavera araba: più libertà in un paese ormai in mano agli integralisti islamici.
Questo gesto le costa quasi la vita: prima viene segregata dai suoi stessi genitori, scandalizzati e timorosi che le conseguenze di un atto così eclatante si ripercuotano su tutta la famiglia; poi, dopo l’adesione al movimento delle Femen, finisce in prigione. Anche da dietro le sbarre Amina continua a battersi, in difesa delle detenute, sistematicamente percosse e angariate, e per la libertà di espressione. Ma una volta scarcerata, proprio in ragione della notorietà che la sua figura ha acquisito nel mondo, Amina non è ancora libera. Deve lasciare il suo paese, in Tunisia non le permetteranno di studiare e la famiglia teme ritorsioni.
Così si rifugia a Parigi e da lì decide di raccontare la sua storia.
