Badlands – Alessandro Portelli #AlessandroPortelli #Badlands #BruceSpringsteen

PORTELLI

“Bruce Springsteen non è Woody Guthrie, non è Bob Dylan, non è Hank Williams, non è neanche Elvis Presley. E’ qualcosa di più complicato di tutti e quattro: è quello che porta le domande di Hank Williams, gli orizzonti di Woody Guthrie, la poetica di Bob Dylan dentro il mondo di Elvis. Hank, Woody, Dylan, Elvis […] sono le voci più alte della tradizione musicale americana, ciascuno simbolo di un genere, di un linguaggio: country, folk song, rock and roll, rock, blues, rhythm and blues, gospel. Bruce Sprinsgteen se ne appropria, li assorbe, e li cambia tutti.”

La frase di lancio sulla fascetta recita: “Il libro più bello che i fan del Boss potessero aspettarsi”. E come contraddirla. Non si può. Perché quando a scrivere certe parole è quel maestro di dialettica del Portelli che ti parla come se si stesse facendo una chiacchierata informale, condita però di riferimenti culturali ad ampio spettro, beh … non puoi far altro che assaporare pagina dopo pagina e godere. Godere di quelle associazioni, canticchiarti i versi riportati all’interno del discorso e sviscerarli uno ad uno, confrontandone la tua personalissima traduzione e ampliandone infine l’interpretazione.
Dire che un testo del genere apra nuove prospettive è riduttivo.
Il sottotitolo ci prova a delimitare il campo, ma sono molte di più le tematiche che fanno capolino all’interno del saggio; sì, il lavoro, la working class, le acciaierie, le raffinerie, i soprusi, la disoccupazione e l’alienazione di un impiego che ti svuota l’anima. Sì, il sogno americano, la promised land, le aspettative deluse, la corsa, il viaggio, la strada. E dove lasciamo la guerra, i reduci, la maternità (non so quante volte viene nominata la Janey di Spare parts e il suo bambino portato al fiume) e la paternità, le differenze razziali e perché no religiose (superbo l’ultimo capitolo sulle influenze cattoliche nell’opera springsteeniana!)? Tutto converge e tutto va ad amalgamarsi nel più grande topic “Springsteen e l’America”. Perché sì, lui è il cantore di tutto questo e molto più.
E se Springsteen e Portelli stesso hanno imparato molto più da tre minuti di canzone che da tanti libri, beh è qui che è giunta invece la mia epifania e la mia personalissima illuminazione, perché “la passione, il lasciarsi andare, l’affidamento, la comunione dei fedeli, la vibrazione spirituale verso qualcosa di invisibile e immateriale, la speranza nell’amore – non le cerchiamo tanto in un’entità ultraterrena ma le troviamo in noi stessi grazie alla musica più mondana, sensuale, sfrontata e più sacra di tutte.”
Io appartengo a quello spazio immateriale fatto di confronto, apertura, riflessione, emozione, liberazione, fisicità, sudore, lacrime e fatica. Questo è il MIO sogno, quello in cui sentirmi viva e pulsante e dove ho compreso e appreso molto più di me stessa che da ore e ore di reiterato ascolto musicale.
So, dream, baby, dream and … come on, we gotta keep on dreaming!

Owlina F.

Alessandro Portelli – Badlands #Badlands #BruceSpringsteen #AlessandroPortelli

Springsteen e l’America – il lavoro e i sogni

PORTELLI

Perché nella storia della cultura americana, molto prima e più vigorosamente che da noi, i significati profondi, i problemi cruciali, i conflitti radicali si sono espressi anche nella cultura che i colti disprezzavano, nella cultura popolare e nella popular culture. Perciò, se anche noi cerchiamo di imparare qualcosa da tre minuti di disco di Bruce Springsteen, non facciamo altro che il nostro dovere.

Lo dice l’esimio professor Portelli.
Quindi poche storie e fate il vostro dovere.

Springsteen e l’America: ovvero come Springsteen interpreta la “terra delle possibilità” riflettendo sulla tanto enfatizzata mobilità del lavoro che dovrebbe promuovere il riscatto sociale, ma che, più spesso, degrada in ricatto sociale. L’indagine di Portelli ripercorre quel coacervo di umiliazioni che caratterizzano le dinamiche comportamentali dei protagonisti delle canzoni di Springsteen. Fatiche, benefici, privazioni, successi, iniquità che risollevano o demoliscono la vita di un nugolo di personaggi.

Luciano Re

DESCRIZIONE

se c’è un libro che il popolo di Springsteen attende da anni è quello firmato da un suo specialissimo fan, Alessandro Portelli, il più originale e infaticabile esploratore dell’America e delle sue profonde radici culturali. Slittando dalla musica alla letteratura, dalla storia al presente, Portelli mette la sua nota affabulazione al servizio del cantore dell’America che più ama, quella tutta fondata sul lavoro, un’America in cui la promessa della mobilità sociale e della realizzazione di sé è spesso frustrata e tradita. Attraverso una rilettura dei testi che Portelli sa ancorare saldamente al contesto culturale e storico, il libro guarda al mondo di Springsteen sotto la lente del lavoro: il lavoro che divora le vite dei suoi personaggi (operai, cameriere, addette all’autolavaggio, cassiere, braccianti, disoccupati) e il suo lavoro, quello di musicista e di uomo di spettacolo. Il Bruce Springsteen narrato in questo libro è quello che racconta vite di seconda mano, come le Cadillac usate su cui i suoi protagonisti sfuggono al tedio di una quotidianità ripetitiva e senza sbocchi; che canta la rabbia di chi si ribella e di chi sogna di ribellarsi; che dà voce al senso di tradimento di chi crede che essere nato negli Stati Uniti lo autorizzi ad aspettarsi qualcosa di meglio; che avverte come il fantasma della rivolta torni ad aggirarsi sulle strade di un’America in crisi. Ma lo Springsteen di Portelli è anche quello che narra le sue storie dolorose con un sound travolgente che evoca l’orgoglio di essere, nonostante tutto, ancora vivi. In ultima istanza, non è il contenuto del sogno ciò che conta, e neanche la possibilità che il sogno si realizzi; conta piuttosto la capacità di sognare e la dignità di chi sogna. E il primo a sognare sulle note del Boss è lo stesso Portelli, che pagina dopo pagina ce lo racconta in presa diretta, attraverso le vivide istantanee dei concerti dal vivo, cui accorre da trent’anni da instancabile fan.