Joyce Carol Oates – Storie Americane @JoyceCarolOates

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Mettiamola così: L’urlo di Munch entra in un quadro di Edward Hopper.
Dopodiché il quadro, che ha una cornice massiccia e pesante, vi cade sulla testa.
Libro magnifico e terribile dallo stile impeccabile. Astenersi dalla lettura in momenti di umore tetro.
Di tanto in tanto voci di Nobel per questa signora. Potendo, voterei a favore.

Anna LittleMax Massimino

Storie americane è una raccolta di racconti giovanili – il più vecchio è del 1962 – scelti, per la prima volta, personalmente dall’autrice. Ciò fa supporre che la Oates stia finalmente riordinando la sua vastissima opera – solo i racconti sono oltre quattrocento – dandone delle edizioni ragionate. Questi, come da lei affermato nella postfazione, fanno parte della sua prima produzione, anche se mancano le date delle loro pubblicazioni.

Wikipedia:

Joyce Carol Oates, scrittrice di romanzi, storie, sceneggiature, poesia e saggistica, conosciuta per essere uno tra i più prolifici scrittori americani. È infatti autrice di circa cento libri: oltre quaranta romanzi (undici dei quali pubblicati sotto pseudonimi), ventotto raccolte di racconti, una decina di opere teatrali, sedici volumi di saggi, dieci raccolte di poesie, nonché libri per bambini e alcune raccolte di articoli apparsi su quotidiani e riviste nel corso degli anni.

Nonostante la straordinaria varietà di forme espressive e di strutture narrative adoperate nei suoi numerosissimi lavori, è possibile individuare alcuni temi di fondo maggiormente ricorrenti nell’opera dell’autrice. Tra questi vi sono: la violenza che si manifesta con grande frequenza  – e a volte in forme spettacolari – nelle grandi città americane (Where Are You Going, Where Have You Been?, The Temple, Daddy Love, etc.), i legami oppressivi che tengono insieme la famiglia nucleare borghese e che si tenta di celare dietro le apparenze di una vita rispettabile (Marya, Figli randagi, Sorella mio unico amore, etc.), la condizione femminile in una società votata all’affermazione per mezzo del denaro o della sopraffazione (Foxfire, Bestie, La femmina della specie, Mudwoman, etc.) ma anche le derive dell’ego maschile quando accetta il gioco della competizione fino a pagarne le conseguenze sulla propria pelle (Per cosa ho vissuto, You Can’t Catch Me, etc.).

La versatilità dell’autrice le ha permesso di affrontare negli anni questi ed altri temi, confezionandoli in soluzioni anche molto diverse tra loro ma con una spiccata predilezione per alcune forme: il thriller psicologico, il racconto con tensione crescente, l’illuminazione di zone d’ombra del passato con strumenti da detective story, l’epopea sociale che ospita lo scontro fra la collettività e i singoli.

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