La stanza – Jonas Karlsson

“La stanza” di Jonas Karlsson

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C’è del genio in questo romanzo, in cui l’autore paragona la misantropia/sociopatia/asocialità/difficoltà di relazionarsi con il prossimo o voglia di starsene per i fatti propri che dir si voglia, a una “stanza” invisibile e inaccessibile agli altri.
Una “stanza” come metafora del profondo mondo interiore che appartiene solo agli introversi e che, nel migliore dei casi, non viene compreso, ma per lo più, viene scambiato per sintomo di “problema psicologico”.
Una stanza come elogio della solitudine che ritempra lo spirito ma anche l’emblema di chi, non sentendosi in sintonia, nè benvoluto dal mondo, preferisce starsene per conto proprio in un universo parallelo in cui gli altri “non lo troveranno mai”.

cinzia n cappelli

da Panorama cultura: http://www.panorama.it/cultura/libri/stanza-jonas-karlsson-libro/:

“Ho sollevato il gomito e l’ho appoggiato sullo schedario in metallo lucente accanto alla parete. Una sensazione di pace si è diffusa dentro di me, una sensazione in grado di liberarmi da ogni pensiero. Una rilassatezza che mi intontiva. Qualcosa di simile a una pastiglia per il mal di testa”.

Queste sono alcune delle sensazioni che prova Bjorn, il protagonista di La stanza – a tratti inquietante, a tratti molto divertente -, quando si trova in ufficio all’interno della sua stanza speciale.

In fondo è quello che ognuno di noi vorrebbe ottenere svolgendo il proprio lavoro: sentirsi appagato, soddisfatto, bravissimo non solo nell’eseguire il compito che gli è stato assegnato, ma anche nel trovare il modo più brillante per risolvere le questioni più spinose. Peccato che ciò accada a Bjorn soltanto quando si reca nella stanza – in quella stanza, quella vicino alla fotocopiatrice dell’open space in cui lavora.

Peccato, soprattutto, che la sua wunderkammer esista solo nella sua mente. Perché quella stanza, nell’ufficio, non c’è: in realtà, quando Bjorn pensa di essere chiuso nella “camera delle meraviglie”, i suoi colleghi lo vedono, immobile e inquietante, fermo a metà del corridoio che va verso gli ascensori.

La storia che ci racconta Jonas Karlsson, giovane autore e attore svedese, è fin dall’inizio la versione di Bjorn (il romanzo è tutto in prima persona). Ma Bjorn – lo capiamo subito – è un individuo paranoico, pervaso da manie egocentriche e capace di vedere la realtà in un modo pericolosamente distorto.

Purtroppo l’ambiente “normale” che lo circonda non è migliore di lui, perché i suoi colleghi appaiono instabili, invidiosi e incapaci. Siamo nel lato oscuro del microcosmo lavorativo: un luogo malsano, in cui i conflitti tra i vari individui sono destinati a esplodere. L’irrompere di Bjorn, con tutte le sue manie, scardina l’ordine costituito e mostra lo stato di solitudine e isolamento che circonda ogni individuo”.

 

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