Aperto tutta la notte, David Trueba

10929138_10203432148074417_3832913079002578325_nAperto tutta la notte – David Trueba – 2001, pag. 224

 

Le vicende della famiglia Belitre, una famiglia unita dalla follia e dall’amore, forse più dalla prima che dal secondo. Nonno e nonna, papà e mamma con i loro sei figli, che traslocano da un piccolo appartamento ad una palazzina a due piani, con soffitta e giardino, in un’estate madrilena. Nonna Alma e nonno Abelardo, di sicuro i personaggi più esilaranti, sono sbottato più volte a sghignazzare, dopo aver letto le loro perle, i loro insulti, e anche i ceffoni.La prima che ha deciso di non alzarsi più dal letto da 17 anni, nonostante non sia malata. Fuma la pipa e scrive lettere all’amica Ernestina, anche dopo che questa muore, perché secondo lei questo non è un motivo per smettere di scriverle.Nonno Abelardo invece scrive elegie funebri, anche per la moglie, e parla di continuo con Dio, ed è un personaggio fantasticamente divertente e rivoluzionario, a suo modo. Il padre Felix, che vende assicurazioni sulla morte ed è insoddisfatto della sua vita grigia, non riesce ad imporre la sua volontà e autorità al resto della famiglia, vuol essere una persona, non un padre. La situazione peggiora col ritorno in famiglia di Matìas, la cui malattia mentale lo convince di essere lui il padre dei fratelli, e dunque li educa, li sgrida, si occupa dei lavori in casa e dorme con sua madre nel letto matrimoniale…La madre dei sei figli si chiama Amanda, ma il suo nome nel libro non viene mai nominato. Proprio perché è una persona totalmente annullata al di fuori del suo ruolo. Le quattro pareti di casa sono il suo unico mondo, da cui non si sogna di evadere. Felisìn è il figlio maggiore. Un puro idealista, un ragazzo che non cresce, sposato con una bellissima francese, che conosce appena, e che lo lascia poco dopo aver conosciuto i singolari membri della famiglia Belitre. Il secondogenito è Basilio, dall’aspetto fisico repellente, e che quindi sogna di essere invisibile, per non ricevere ulteriori umiliazioni. E la famiglia è l’unico angolo di mondo che gli fornisce amore e sicurezza. Completamente opposto a Basilio è Nacho, il bello di casa, quello che ha una donna non appena decide di schioccare le dita, il più fortunato, ma solo teoricamente, perché nasconde una grande fragilità. Poi c’è Gaspar, 14 anni, il nipote preferito dei nonni. Timido e sensibile, col sogno della scrittura, innamorato di una coetanea ma che subisce il fascino della stessa donna che strega tutti i maschi della famiglia, Sara.Di Matìas abbiam parlato. Lucas è il più piccolo, 9 anni ed è un tremendo logorroico. È una famiglia, come si vede, dissennata ma che si aiuta, si copre, si sostiene, proprio queste anormalità li rendono più uniti di quanto sarebbero se fossero “normali”. Il motore della azioni di questa famiglia è l’amore, ma anche il sesso. Ma mentono, tutti, per proteggere la loro unità, i loro sogni. Trueba fornisce una lettura dell’amore direi amara. Amore e Sofferenza vanno sempre di pari passo, la famiglia ama e soffre mortalmente. E falliscono, tutti.Certo esistono amicizia, affetto e amore sinceri, ed è nella famiglia che si esprimono nella maniera più sicura.Infine il sesso. Questo fa parte del romanzo come fa parte della vita. Trueba lo descrive in tutti i suoi aspetti, romantico, squallido, caricaturale.Qualcuno non gradirà certe descrizioni, forse. Fa riflettere questa realtà che Trueba descrive. Molti diranno che non è realtà, troppe iperboli, troppe caricature. Ma bisogna andare al di là della lettura di primo livello. È sempre realtà, che a volte fa sorridere, o fa sorridere amaramente, ma ci coinvolge e ci tocca da vicino, poiché vivere in una famiglia significa convivere con tutti gli aspetti, quelli evidenti e quelli nascosti, e a volte inconfessabili, con le difficoltà infami che le relazioni familiari portano con sé. Trueba usa ironia a quintali, rende una caricatura di famiglia, ma in questa caricatura possiamo riconoscere senza dubbio anche tutte le famiglie “reali”. Ci si affeziona molto.
Leggere tra le righe, ripeto. E chi non riderà, leggendo, ha un senso dell’umorismo scarsino, secondo me. Benni, Pennac, Almodovar….troverete diversi punti di riferimento.

Carlo Mars

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