H. James wrote The Turn of the Screw in 1897, at a low point in his life. In 1895 he had suffered a tremendous personal and professional blow when his play Guy Domville was booed off the London stage. Deeply wounded, James retreated from London and took refuge in Sussex, eventually taking a long-term lease on a rambling mansion called Lamb House. Shortly thereafter, he began writing The Turn of the Screw, one of several works from this period that revolve around large, rambling houses.
Like many writers and intellectuals of the time, James was fascinated by “spiritual phenomena,” a field that was taken very seriously and was the subject of much “scientific” inquiry. The field remained popular even after the unmasking of the Fox sisters, whose claims of being able to communicate with the spirit world had started the craze for spiritualism in the 1840s. Henry James, Sr., and William James were both members of the Society for Psychical Research, and William served as its president from 1894 to 1896.
Lorenza Inquisition: La nostra allegra storia verte attorno a una governante molto giovane, appena ventenne, che si deve occupare di due pargoli in una casa di campagna. Pargoli eccezzzzzionalmebte carrini, belli bimboli biondi, innocenti uh ma che innocenza.
Poi un giorno la nostra Prolissa, dal nulla e come se rientrasse del tutto nel campo del possibile e del quotidiano, comincia a vedere i fantasmi.
La sua vecchia aiutante spiega che ci sono due anime nere nel passato dei pargoli, l’altra governante e l’attendente del padrone, che passavano tanto tempo coi bambini, e che quindi, forse, chissà può essere, a volte ritornano per riprenderseli.
D’altra parte Prolissa può anche essere completamente sbarellata, porella.
Alessandra Papi: Adoro le atmosfere gotiche, le grandi case nella campagna inglese. Quella sottile inquietudine che viene amplificata e resa palpabile dalla solitudine dell’individuo di fronte a tali spazi misteriosi. Mi piace la discesa nell’isteria (o nell’apparente isteria) che la protagonista del libro intraprende, supportata dalla signora Grose. E mi piace l’intricato processo psicologico che la stessa istitutrice mette in atto nei confronti dei bambini. Insomma, mi piace
Arianna Pacini: Naturalmente…un manoscritto! E poi un’antica casa turrita, misteri, segreti e spifferi…. Non manca la citazione esplicita de “Il mistero di Udulpho” e l’apparizione sulla torre che ricorda la pazza moglie di Rochester. Faticoso da leggere…le frasi lunghe e piene di incisi ma per fortuna i capitoli sono brevi. Credo che andrò subito avanti, anche perché ho leggiucchiato qua e là qualche commento che mi ha messo la pulce nell’orecchio!
Agata Pagani: Scusate, sono fuori tempo, ma questo weekend mi sono dedicata a preparare il corredo per il nipotozzo che mi nascerá a breve… Spero di essere ancora in tempo… Ho letto il libro, ma mi sforzo di non spoilerare. Non amo i fantasmi, l’occulto mi spaventa o meglio, mi dá una sensazione di disagio. In questo non sono allineata ai gusti del gruppo che noto sono molto pro king… Detto questo credo che l’espediente del manoscritto sia un po’ debole e la governante decisamente troppo prolissa. Trovo inoltre pesanti le continue frasi interrogative (non é forse vero che…? Non credete anche voi che…). Mezze pagine di domande retoriche rendono a mio avviso, poco scorrevole la lettura.
Massimo Arena: E niente, alla fine ho continuato a sperare arrivasse Godzilla a farsi un sol boccone della istitutrice ma niente da fare.
Il mio parere su questo romanzo breve avrebbe subito un enorme cambio di direzione, invece rimane lo stesso: noia mortale e zero suspense.
SPOILERONE:
giusto una curiosità sul finale: Miles è morto di crepacuore perché i fantasmi esistevano veramente o perché l’ha soffocato l’istitutrice, secondo voi?

Martina Viel come te mi sono illusa e alla fine sono rimasta tremendamente delusa dal caro James. Anche se un pelino – ino -ino secondo me un po’ è migliorato verso la fine. Il ritmo si è vagamente velocizzato ed è diventato un tantino più leggibile a mio parere. Secondo me Miles è stato ucciso…dal flusso di parole della tata…
Alessandra Filippi gli e’ esplosa la testa perche’ non capiva piu’ nulla di cosa la suonata stesse dicendo piu’ o meno da 5 capitoli prima della fine.
Lorenza Inquisition Ahhahaha ne uscimmo noi a fatica!
Camilla Watery Godzilla fuori dal lago tipo mostro di Lochness! Con la governante che sbraita ‘Lo vedete anche voi, vero??’
Lorenza Inquisition Ahahhaha
Guido Ponzi henry james è citato anche in …quella villa accanto al cimitero
Alessandra Filippi: ma io mi sono chiesta, dal capitolo 0.5 in poi: quel simpatico signore che ha fatto arrivare il malloppone per posta per leggercelo riga per riga inclusi gli svolazzi della calligrafia, non poteva farci un riassunto con parole sue, che tanto ci impiegava pure poco con il turbinio di tutto quello che e’ successo? le cose che ha anticipato all’inizio mica ce le dice: che fine ha fatto la suonata? di cosa e’ schioppata e quando e perche’? (me le ricordo perche’ sono le uniche che ho capito)
Lalab Bianchi: non leggo gli altri commenti prima di scrivere, come non ho letto gli spoilersss né altro in rete. sono arrivata alla lettura perfettamente ignorante, ma portandomi dietro solo la data di composizione, e la mia abitudine all’analisi critica Emoticon wink. e posso dire che il racconto mi ha inchiodata, intrigata, e affascinata. james, è evidente, mette in crisi l’attendibilità del narratore, come avrebbero fatto più avanti joyce o pirandello o svevo, per dire. e ci innesta su …una storia molto gotica, molto vittoriana, per scardinarne le certezze, per evocare l’innominabile. perché la seria e referenziata istitutrice ha un inconscio che definire disturbato sarebbe gentile. e pensieri oscuri, che proietta nelle evocazioni, che freud definirebbe appunto fantasmatiche. non so se freud conoscesse la novella, o racconto breve (ché del romanzo non ha proprio niente). però una lettura minuziosamente psicanalitica di tutti i simboli presenti illuminerebbe di nuova luce la prosa così controllata, ridondante, manieristica, vittoriana, oh, non di henri james l’autore, ma della narratrice. per dirci che anche in una tranquilla villa della campagna inglese si possono nascondere impulsi, passioni, tensioni, psicosi. e, diciamolo pure, pulsioni pedofile. ecco, l’ho detto. l’assenza di una climax è proprio funzionale alla descrizione della psiche della voce narrante, così conforme ai dettami della morale vittoriana, così piatta e istericamente banale (e che spesso afferma di non saper trovare le parole per descrivere…). e se il racconto fosse una sua deposizione dopo avere stretto così tanto miles da farlo soffocare?
Lorenza Inquisition: Secondo me non va tralasciato il fatto che i critici si son sempre divisi tra quelli che i fantasmi ci sono eccome, e quelli della teoria della governanta insana. Il fatto che Mr. James non ce lo spieghi e lasci la cosa al lettore da interpretare è abbastanza nuova, essendo il 1898. Io per me penso un po’ e un po’. E comunque mi sta sulle balle lo zio, che si defila.
Victor VonDoom Aspettiamo il sequel!
Lalab Bianchi ma lo zio si defila proprio perché è il ricco benefattore vittoriano che fa i beaux gestes senza anima.
Nicola Gervasini i io personalmente opto per fantasmi non esistenti e per le tare mentali della governante che finisce ad ammazzare il bambino…più che altro perchè mi sembra evidente che James non è interessato e forse neanche ama troppo la letteratura gotica di genere e “usa” l’espediente dei fantasmi per dare corpo a qualcosa che la psicanalisi stava in quei tempi arrivando a definire e isolare….una sorta di esperimento meta-scientifico-letterario…secondo me riuscito, per quanto criptico. Oggi un racconto del genere non te lo pubblicherebbe neanche il servizio a pagamento della feltrinelli.
Martina Viel Comunque si, secondo me l’intento è proprio lasciar credere quello che si vuole. Effettivamente potrebbe essere interessante rileggerlo pensando che lei sia pazza…ma chi se la sente di riprenderlo in mano?! Credo però che proprio questo doppio finale me lo abbia fatto apprezzare un pochino di più…un punto e mezzo in più sicuramente se lo è vinto negli ultimi quattro capitoli (povero James, si starà a rivoltà nella tomba…)
Lorenza Inquisition Vabbè però brutto libro è un’altra cosa, mr. James lo sa
Alessandra Filippi aaah secondo me sono fantasmi tutti tutti. Tranne la suonata, che lo e’ diventata per quel motivo.
Lorenza Inquisition Aaaah ho capito. Bello!
Raffaella Giatti Dai, non è brutto, ma è tipico del periodo. Mi viene anche da pensare a una cosa brutta, l’interesse morbosetto dell’autore per i bambini. Comunque l’istitutrice è isterica, i fantasmi non esistono e lo zio non vuole bimbi fra i piedi.
Alessandra Filippi e beh, il moccioso che esplode tutt’un tratto come un palloncino strizzato, la bambina che pof! sparisce e ricompare a km di distanza a raccogliere felci in un campo di grano ma e’ diventata piu’ brutta e cattiva della Annunziata… certo che sono fantasmi!
Lorenza Inquisition Si ma io mi penzavo che era lei che se li sognava. Insomma non ho capito un chezz.
Lalab Bianchi i fantasmi per freud sono le proiezioni delle proprie pulsioni. e l’istitutrice è una narratrice inattendibile. molto avanti per quell’epoca, considerando che nemmeno pirandello, ai tempi di mattia pascal (altro narratore inattendibile) conosceva freud, ma aveva solo letto binet…
Alessandra Filippi Lore: ma non meno di me, stai tranquilla.
Francesca Guatteri Ma wow! mo’ dobbiamo studiare .. Però “l’invito a ri-leggere il testo con nuova curiosità” .. No grazieee peheh
Alessandra Filippi chiamo il CICAP e torno alla mia meccanica quantistica, va’
Lalab Bianchi ci ho fatto due esami, di psicanalisi freudiana applicata alla letteratura…una miniera di idee.
Raffaella Orlandi A me è piaciuto, non da impazzire ma piaciuto. Più che la storia in se stessa (che ormai siam troppo scafati con fantasmi & company) ho apprezzato il fatto che durante la lettura mi son trovata spesso a pensare a quali potessero essere le reazioni di un lettore del tempo. Intrigante.
E poi… ve lo immaginate un 50 libri d’antan con commenti del tipo “Perdinci! È dipartito il giovinetto!”
Lorenza Inquisition Bahahahah! L’orrore
Francesca Guatteri:
Sintesi della mia prima experience di lettura di gruppo:
-bello leggere in compagnia; è statisticamente assai più probabile che il libro scelto non sia nella mia to read list, anziché il contrario, per cui mi gusto l’esperienza, empaticamente divertente, di leggere un libro che non risponde ai miei canoni di ricerca.
– bon, sì ‘un me dice tanto questa storia, anche se è divertente riciclare il mio set mentale usato per jane eyre e farci passare qualche spettro, a mo’ di incubo
– apprezzo una cosa del libro: fa pensare che nostri simili, in un’altra epoca, andassero a un “ritmo” differente, più lento, e che avessero bisogno di processi diversi dai nostri per “sentire” le stesse cose; noi siamo saturi di parole, immagini flash, suoni.. Pensa il silenzio che poteva riempire il Douglas..
Per questo, non riesco realmente a esprimere un parere, perché mi sembra un linguaggio che non riesco realmente a recepire.
Mi piace assai l’ultimo punto! Rendi bene quello che ho pensato anch’io. Si fa fatica a camminare con loro ore e ore nel parco di casa, così come diventa pesante per noi seguire discorsi detti e non detti che durano pagine intere ma che sono perfettamente propri di un’epoca che per noi è troppo lontana.
Nicola Gervasini la questione dei “tempi” direi che è centrata. Basta leggere una qualsiasi recensione di libri moderna: la prima cosa che viene sottolineata è sempre se il libro “si legge velocemente” o no…e anche i personaggi e le storie devono andare più veloci…
Lorenza Inquisition Strana sta cosa ma vera. D’altra parte non è sbagliato dire che avevano più tempo e voglia per meditare. Noi oramai non apriamo neanche più un link di fb, non ho tempooooo.
Nicoletta Emiliani: vado veloce sto andando ad uno spettacolo di magia-illusionisti che ci sta con il libro a me è piaciuto un po’ ridondante complesso, forse troppo, e gotico. Ma alla fine nonostante tutto è una storia di vita e di morte dove ci sono anche i fantasmi le ossessioni.
Sara Rebori: Perplessa? Confusa? Dopo la lettura dell’ultimo capitolo mi è risuonato in testa un embe di Lorenziana memoria (e mi riferisco allo studente interpretato da Guzzanti). Mi è piaciuto tantissimo però leggere con voi…era la prima volta e ne sono contenta. Non l’avrei letto altrimenti è ne è valsa la pena,se non altro per allargare orizzonti… thanks
Alessandra Papi: Che mi stava piacendo l’avevo già detto a mezza corsa ma devo ammettere che è stato un crescendo. Mi è piaciuto molto più di quanto mi aspettassi… tutto, dall’atmosfera sospesa, dai dialoghi carichi ma proprio per questo soffusi di un qualcosa oltre le parole. Non mi ha affatto delusa che il finale, come del resto tutta la narrazione, lasci aperta all’interpretazione della “verità”. Trovo che James abbia saputo con maestria tracciare il rovescio psicologico del rapporto tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. Che Quint e la Jessel fossero fantasmi nel vero senso della parola o che li rappresentassero dentro la mente dei due bimbi e della istitutrice, poco importa. Non toglie niente alla storia che questo punto non venga chiarito. Esistevano tangibilmente in quanto fonte di rimorso e fascinazione per Miles (Flora è poco indagata, quasi un accessorio nel racconto) e come barriera per la protagonista. Lei non poteva arrivare dove erano arrivati loro, col loro esempio e con la loro presenza-assenza e questo la delegittima sempre di più. Perde il senso, si lascia “derubare” della propria intimità dai bambini che vogliono sapere tutto di lei (del resto era l’unico tramite col mondo esterno che di loro se ne fregava, a partire dallo zio). Ma non avrebbe dovuto aspettarsi altrettanto in cambio poichè i bambini hanno diritto al loro mondo privato e il loro non era un rapporto alla pari. Invece è li che avviene il giro di vite. Lo forza lei e detto banalmente, la vite si spana. Miles sarebbe stato ucciso dal senso di vergogna e di inadeguatezza se lei non glielo avesse palesato e reso reale (anche secondo la mentalità dell’epoca)? “Non sono stati buoni, sono stati soltanto assenti. E’ stato facile vivere con loro semplicemente perchè vivono una vita propria. Non sono nostri… non sono miei…” Alla fine tutto il libro si riassume in queste frasi che l’istitutrice dice all’unica altra adulta della storia.
Camilla Watery: Alors, intanto devo dire che ero più triste di Hitler quando allo scoccar del 31 gennaio, scadenza dei primi 10 capitoli, ho letto i commenti pensando a una chiacchierata di metà libro… e invece spoilers. Alcuni persino svianti! E dire che avevam anche parlato a lungo del significato di ’10 capitoli’ per esser sicuri sicuri di esser allineati…
Sigh, ho perso totalmente il gusto della lettura, ragazzi Emoticon frown
Lettura che, nonostante la diffusa pallosità e la quantità intollerabile di incisi, i manierismi e i sessismi, presenta alcuni tocchi di classe.
– frasi di una certa delicata poesia
– arguzie e osservazioni degne d’attenzione, anche se spesso perse in un mare di prosa
– la protagonista, che, pazza o meno, è un bel personaggino. Specie per gli spunti di superbia coperti di falsa modestia – le danno un non so che di interessante/inquietante.
Il finale sì, non è che mi abbia proprio lasciata soddisfatta.
P.p.s. Se avessi una band la chiamerei ‘Più triste di Hitler’.
Guida Spirituale del nostro Diktator Bookclub:


