Avete presente l’america rurale, i trattori, la luce dei falò, il gelo dei campi in inverno, il giallo del granturco, le tormente di neve? no? a me invece questi paesaggi, pur così distanti, risultano estremamente familiari. E il Wisconsin non è il New Jersey, certo, ma lo stesso a me è venuto da pensare a Mansion on the hill:
In the summer all the lights would shine
there’d be music playin’ people laughin’ all the time
Me and my sister we’d hide out in the tall corn fields
Sit and listen to the mansion on the hill
Una storia semplice, e io ho tanto bisogno di storie semplici ora, in cui si parla di musica e di amicizia, e aiutateme a dì come davvero poche altre cose rivestano la stessa importanza per me.
La musica, quella che mi accompagna e mi consola, quella che mi avvolge nel suo campo salvifico tutte le mattine, quando la fatica dell’alba pesa, e la banalità può uccidere, quella che mi fa arrivare ogni giorno davanti a un palazzo anonimo e respingente protetta nella sua rete magica, quella che mi permette di guardare oltre questi muri, verso l’orizzonte del cielo e delle nuvole e pensare altri luoghi, altre prospettive, altri colori, che riesce a sollevarmi in un altrove e contemporaneamente a tenermi saldamente ancorata e farmi apprezzare la bellezza che trovo qui e ora, in ogni cosa. Quella che mi fa sorridere e mi commuove, quella che sfoga la rabbia e mi libera. La Musica.
E l’amicizia. che quando sono sola non lo sono mai perchè so che da qualche parte, per qualche strano motivo, qualcuno mi sta pensando e mi vuole bene e allora lo vedi che la cosa è reciproca?
Pare che il musicista a cui è ispirato il personaggio di Lee sia Justin Vernon e allora che skinny love sia:
“I tell my love to wreck it all
Cut out all the ropes and let me fall
My, my, my, my, my, my, my…”
In un paese che si chiama Little Wing (cioè, capito come?) immaginiamoci 4 amici: Lee, musicista, Ronny, ex star di rodeo, Kip, broker, Henry, contadino. Immaginate un matrimonio in un fienile, una comunità che si stringe intorno agli sposi, tenendosi per mano. Cantiamo anche noi, insieme a loro:
Take my hand, take my whole life too
For I can’t help falling in love with you
Ancora, i quattro amici in cima a un silos, al crepuscolo, e Lee che trova musica nel tramonto e la descrive e la suona nella sua mente e cerca di farla suonare nella mente dei suoi cari:
“sentite quel suono, quella nota? giuro su Dio, quel colore lì, quel rosa. quando quel rosa inizia a impallidire davvero, è come se emanasse questa nota, non riesco a descriverla, è morbida e alta. e lo sentite quell’arancione? non l’arancione marmellata, ma quello color pesca? Lo sentite? cavolo, non vedo l’ora che arrivino i blu! E poi quell’ultima lunga nota, nera e bassa, quella nota riverberante di basso che dice: – vai adesso, buonanotte -”
Sa di buono, come la torta di mele e cannella della mamma, ancora un po’ calda di forno, questo libro.
Come il piumino sul divano sotto cui mi arrotolo nei giorni umidi di pioggia.
Come una cioccolata calda d’inverno, le mani sulla tazza, profumo e calore, o una birretta d’estate, col bicchiere imperlato e fresco e quel sapore amarognolo e delizioso, quell’agrodolce melancolia di certi ricordi, che ti fanno allegria e insieme tristezza.
Un enorme vaso di vetro pieno di uova in salamoia.
Come potrei non aver amato questo libro, ditemi voi…
(Massimo Arena, aggrazzie assai)
Lazzìa

