Ozioso, malinconico, incapace di vivere, solo la passione per la contadina Ghisola sembra scuotere il torpore di Pietro; ma neanche nel suo rapporto con lei riesce mai ad agire, sempre castrato dall’ingombrante figura paterna. Così vive “con gli occhi chiusi”, nelle sue illusioni, finché la vera natura della ragazza non gli si chiarisce d’improvviso, mettendo bruscamente fine al suo sogno, così come al romanzo stesso.
La vicenda è semplice, la narrazione frammentata, quasi secondaria rispetto alle lunghe digressioni e descrizioni (i colli senesi, Siena stessa e Firenze). Il linguaggio è un italiano “antico”, costellato di similitudini che portano le visioni di Pietro nelle descrizioni, come se anch’esse fossero fatte “con gli occhi chiusi”, cioè come in sogno, senza distinzione tra realtà e inconscio. Ricorda Pirandello, Svevo, Joyce.
Arianna Pacini
