Elisa Ruotolo, Ovunque, proteggici

10500548_10204323304104983_1197511041996520433_n

Eccomi!
Già in lettura del prossimo titolo, per la cronaca Educazione Siberiana di Lilin (qualcuno sa dirmene qualcosa?!), provo a spendere due parole sui pinocchietti qui sotto.

Folgorata sulla via di Damasco da una recensione che di questo libro diceva contemporaneamente tutto quello che vorrei sentir dire di un romanzo che mi appresti a leggere e di quello che avrei sempre voluto saper scrivere.
Potevo lasciar correre? La recensione in questione, peraltro, terminava con una mesta previsione: Cara Elisa, non t’abbattere, non ti comprerà nessuno, sei troppo brava, troppo oltre, la gente cerca roba più semplice. E tu lettore, smentiscimi: va’ in libreria e compra sto libro, essù andiamo forza!

Finalista alla prima tornata del premio Strega 2014, di “Ovunque, proteggici” si diceva uscisse dalla mente di una giovane scrittrice come se ne sente il bisogno e non si trova rappresentanza adeguata, in un italiano tanto perfetto, cesellato, limato e amato da ricordare i fasti andati di autori come D’Annunzio e che il filone un po’ trito e sfruttato della saga familiare passasse in secondo piano, quasi un escamotage, una giustificazione qualunque finalizzata all’espressione sublime e perfetta della lingua che l’autrice ci regala.

Ora, io lo consiglio assolutamente. L’ho divorato in un solo giorno di lettura. Però però… a me la scrittura è parsa, soprattutto all’inizio, mentre tentavo di entrare in confidenza col testo, un po’ pesante, a tratti forse perfino pretenziosa, ci vedevo proprio la Ruotolo che ci si specchiava e ci si beava dentro. Mi verrebbe da definirla densa, anche se non sempre in senso positivo. Un po’ alla volta ci si fa il callo (non che ci somigli minimamente, ma mi viene da accostarla alla fatica che si può fare con l’assenza di punti fermi di Gadda o di qualche Saramago, non so se rendo) e tutto scorre più facilmente, a farla da padrone restano la storia e i suoi protagonisti, completamente fantasmi o totalmente di sangue carne e dolore. Non ci ho trovato vie di mezzo.

Il lieve e sottile giallo che serpeggia nascosto tra le righe e di cui non si coglie nemmeno l’esistenza fino alla fine del romanzo, lo colora un po’ e gli offre l’occasione di un finale al sapor di riscatto, anche là forse un pochino scontato.

Ma nel complesso, forse e soprattutto se non avvelenati in partenza da aspettative e pregiudizi, un libro che consiglio, ben scritto ed estremamente piacevole.

Sara De Paoli

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.