La mano sinistra delle tenebre – Ursula K. Le Guin #UrsulaKLeGuin #Fantascienza

La mano sinistra delle tenebre (The Left Hand of Darkness) è un romanzo di fantascienza del 1969 di Ursula K. Le Guin, vincitore dei massimi riconoscimenti nell’ambito della narrativa fantascientifica, il premio Hugo e il premio Nebula.

È il quarto romanzo, in ordine di pubblicazione e non di cronologia interna, del Ciclo dell’Ecumene, un insieme di romanzi e racconti della scrittrice statunitense  ambientati in un medesimo universo immaginario futuro. Il romanzo è purtroppo al momento fuori catalogo nell’edizione italiana.

«La luce è la mano sinistra delle tenebre,
E le tenebre la mano destra della luce,
Due sono uno, vita e morte,
e giacciono, insieme come amanti in Kemmer,
Come mani giunte, come la meta e la via.»

Sinossi

Il protagonista del romanzo, Genly Ai è un inviato dell’Ecumene sul pianeta Gethen, dove si trova di fronte ad alcune situazioni molto particolari. Innanzitutto il pianeta è quasi completamente ghiacciato: non per niente il suo nome significa “Inverno” nella lingua locale. Il secondo aspetto peculiare è che i suoi abitanti sono ermafroditi latenti. I Getheniani sono neutri per la maggior parte del tempo, ma ogni 26 giorni hanno una fase detta kemmer (della durata di 2 giorni) in cui diventano maschi o femmine in base ad uno scambio di feromoni con il partner. Entrambi i partner quindi hanno la possibilità di portare avanti una gravidanza. Questa caratteristica deriva dal fatto che l’insediamento è stato oggetto di manipolazione genetica decine di migliaia di anni prima. Un elemento fondamentale delle vicende di Ai è la sua amicizia con un getheniano, che dà modo all’autrice di affrontare il tema della comprensione tra popoli diversi e quello del genere sessuale come fattore di differenziazione nella società umana.

“La scrittrice californiana, in pieno fervore sessantottino e sensibile alle tematiche di quegli anni, non poteva non affrontare argomenti come la sessualità e l’identità di genere, affiancati ad altri più tradizionali come l’importanza dell’amicizia, la comprensione tra i popoli, il sacrificio di sè in difesa dei propri valori. Chi scrive ha l’impressione che l’autrice abbia voluto presentarci con questa epopea antropologica, vissuta attraverso gli occhi di uno spaesato inviato terrestre e di un illuminato politico nativo, una società se non utopica comunque da imitare, da assumere a modello per la nostra realtà triste e angosciante: infatti la civiltà di Gethen, nonostante gli intrighi politici e alcuni soprusi (tra i quali lager di staliniana memoria), consente ai suoi componenti una vita sostanzialmente pacifica, in cui sono sconosciuti grandi orrori come quelli della guerra, dello stupro, della discriminazione di genere. Tutto ciò è raggiunto grazie alla fusione in un unico essere dell’essenza maschile e femminile e alla regolamentazione dell’impulso sessuale. Una civiltà quindi incamminata sul sentiero della prosperità e della serenità.” Stefano Sacchini 

“Altri scrittori avrebbero forse dedicato più spazio ad esplorare il senso di un mondo senza sessi definiti, avrebbero scavato di più in una psiche umana (gli abitanti di Inverno sono umani, sia pure separati da lungo tempo dal resto della specie) nella quale il sesso occupa un posto centrale solo per qualche giorno ogni pochi mesi. Le Guin sceglie di descrivere, porre di fronte al fatto compiuto, lasciando Ai, il protagonista terrestre (e il lettore) alle prese con le sue convinzioni sui Ruoli e sui Generi sessuali. Un libro importante e unico anche nel panorama della produzione di Ursula Le Guin.” Massimo Citi

Farò il mio rapporto come se narrassi una storia, perché mi è stato insegnato, sul mio mondo natale, quand’ero bambino, che la Verità è una questione d’immaginazione.

(trad. di Ugo Malaguti)

Alessandro Dalla Cort