Saga della Ferrante #ElenaFerrante #AmicaGeniale @barbarafacciott

La saga dei libri di Elena Ferrante.

Elena Ferrante ha scritto un grande libro, il primo volume della quadrilogia: è perfetto, è completo, mette insieme un mondo di relazioni solido, coerente, coeso. Nessuno si chiede chi sia l’amica geniale, nessuno si loda troppo, la concentrazione di concetti e di avvenimenti rende il tutto un affresco complesso e piacevole da decrittare. Ma allungando così tanto la storia, Elena Ferrante riesce a tenere gli stessi elementi positivi del primo libro ma si costringe ad annacquarli, a stiracchiarli per altre milleseicento pagine. Ed ecco allora che un po’ si sfilaccia, che i personaggi perdono la presa con le caratteristiche che li definiscono e che, miseramente, si ritrovano a elemosinare le lodi del primo che passa, passandosi la genialità come se fosse una patata bollente. Jacopo Cirillo, Linkiesta 

L’amica geniale di Elena Ferrante è il primo libro di una tetralogia, i libri che seguono sono Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013) ed infine Storia della bambina perduta (2014), in realtà potremmo vederlo come un unico libro molto lungo poiché è la storia di due donne dall’infanzia fino all’età adulta.
Ho quasi timore a scrivere quel che penso di questa saga. Ne ho letto recensioni entusiastiche, sento dire che non si vede l’ora di conoscere chi si nasconda dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante, grande successo di pubblico e critica… eccetera eccetera.
Io ho investito ore a leggere questi libri, ho investito le mie tessere Regalo Feltrinelli per acquistarli, e ora se ci penso… io i libri li ho trovati prolissi, inutili, a tratti fastidiosi.
La lettura scorre, certamente le vicende personali e familiari dei personaggi incuriosiscono, un po’ come accadeva con i fotoromanzi dalla parrucchiera che desideravi finire a tutti i costi, ma da qui a definirli capolavori, o belle letture, per me ce ne passa.

Di sicuro in un momento in cui si vendono centinaia di migliaia di copie di 50 (o 100) sfumature di grigio, di nero ecc. , dei mappazzoni così possono sembrare anche dignitosi, ma le letture belle sono altre. Suvvia.

Ecco, la fiction che riprende questi testi li colloca proprio esattamente in questo segmento.
È un periodo in cui vanno molto le serie tv, e ci sta. Ed esattamente questo é il punto, per me: si tratta di una narrazione che contempla la vita di due “amiche” (e qui ci sarebbe molto da discutere sul concetto di amicizia e soprattutto di amicizia fra donne – ahimè che brutta figura facciamo -) dall’infanzia fino alla vecchiaia, con alcuni, pochi a dire il vero, per me, vertici di bellezza.
Ma tant’è. Le due protagoniste, Lila e Lenú, ci fanno semplicemente compagnia, non sono nè meglio nè peggio di noi, sono uno spaccato di quell’Italia che conosciamo così bene (e qui ci sta un altro ahimè), ma abbiamo così bisogno di ribadire quello che siamo? Di mostrare le bassezze di un rione della Napoli peggiore che immaginiamo? Davvero necessitiamo di questo? Un altro Sentieri, Beautiful, Un posto al sole? Non so.

Alcuni momenti di respiro ci sono, ma si tratta di brevi tratti. Troppo brevi, poi si sprofonda.
Sicuramente guarderò le prime puntate della serie, almeno per vedere se ho proprio buttato tutto questo tempo, oppure mi sono persa qualcosa di importante.

Vogliamo aggiungere quindi la Ferrante ai granchi presi in questi ultimi anni? Aggiungiamola pure…. e avanti coi carri!
#tempobuttato

Barbara Facciotto

Elena Ferrante, L’amica geniale

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Alla fine ce l’ho fatta: ho imbroccato il libro giusto per iniziare la quadriglia!
E caspita, m’è pure piaciuto.
Non è eccezionale, non direi, però l’ho letto molto volentieri e devo ammettere che ha ragione la quarta di copertina quando dice che si fa fatica a staccarsi dalla lettura, a non arrivare in fondo di filato.

La storia ormai è nota: due ragazzine, la loro vita, un’amicizia strana, intensa ma stortignaccola, sempre ondeggiante come una bilancia che non si riesca mai a portare in pari. Un viaggio che parte alle elementari e arriva fino alla misteriosa sparizione di una delle due, quando ormai hanno entrambe superato la soglia dei sessanta.
Il primo libro ci racconta infanzia e prima adolescenza in una Napoli che non conosco geograficamente, socialmente e temporalmente, ma che mi è parsa vivida e comprensibile in modo quasi spaventoso.

Altro per ora non dico: non so dove vada a parare l’autrice, mi sa che mi toccano i capitoli mancanti (capa, vado e compro eh Emoticon wink ) e poi magari do un feedback un attimino più di respiro.

Epperò, dovendolo consigliare, sìsì mi sento in animo di farlo certamente

Sara De Paoli

Carlo Mars: Io più o meno credo di aver provato simili sensazioni. Un libro preceduto da un mitologico passaparola, di cui tutti han parlato in toni entusiastici, ma che io non ho letto con lo stesso trasporto, la stessa passione. Per me ottimamente scritto e descritto, ma non il capolavoro che moltissimi han declamato. Questione di gusti, come sempre.